Un lungo periodo senza grandi sussulti di mercato per la maggior parte dei mezzi di produzione utilizzati in agricoltura ha indotto, probabilmente, una bassa consapevolezza rispetto al ruolo dei costi di produzione nella generazione del reddito aziendale rispetto a quella maturata per i prezzi di vendita del prodotto finale. Su questo fronte, il 2021 rappresenta un punto di rottura. Quella che i media, ormai, definiscono la “tempesta perfetta”, ovvero l’allinearsi in senso sfavorevole di una molteplicità di fattori di tipo strutturale e congiunturale, interni ed esterni al settore, ha obbligato ad acquisire tale consapevolezza con una specificità: una crisi talmente ad ampio raggio da interessare, concentrandoci sul settore agroalimentare, tutte le filiere e, nell’ambito delle stesse filiere, tutti gli anelli di cui sono composte; dalla produzione dei mezzi tecnici al consumatore finale, cui peraltro una quota importante del proprio reddito è stata “distratta” verso il pagamento di spese prioritarie come le bollette e il pieno dell’auto, notevolmente incrementate, proprio mentre l’inflazione è andata a interessare anche gran parte dei beni alimentari. Quella dell’estrema diffusione dell’incremento dei costi non è una particolarità da poco perché limita i margini di manovra sia per gli operatori sia per la politica e, al di là di interventi orientati prevalentemente a tamponare le emergenze più evidenti, è davvero difficile individuare soluzioni, anche per l’incertezza delle traiettorie future.

Il 2022 ha visto l’aggravamento della situazione determinata da nuovi fattori: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la messa fuori uso dei porti sul Mar Nero e le tensioni politiche. Ciò ha ulteriormente destabilizzato il mercato primario associato all’aumento del petrolio, del gas e dei fertilizzanti, nonché fenomeni speculativi che in tutte queste incertezze hanno trovato un florido terreno di coltura.

In questa chiave risulta determinante accrescere la coscienza imprenditoriale presso gli operatori, i quali, pertanto, in questo vortice congiunturale si sono sentiti spiazzati e inadeguati: l’aumento dimensionale, quello che ha sempre garantito di mantenere un discreto reddito alle imprese agricole, sulle quali si è sempre puntato, ora si dimostra non più sufficiente. Negli allevamenti non basta più soltanto applicare le nuove tecniche basate sul benessere animale ma si rende necessario contemperare questi fattori al controllo dei costi. Produzioni elevate non sono sempre sinonimo di aumento della marginalità in quanto il raggiungimento di determinati obbiettivi comporta spesso un aumento dei costi che incide negativamente sulla redditività dell’azienda. 

A quanto appena esposto si associa, dal 2022 l’impennata dei tassi di interesse con gravi ripercussioni su famiglie e imprese. Questo fattore ha evidenziato un altro elemento di criticità: la sostenibilità finanziaria degli investimenti.

Le imprese agricole, infatti, si trovano oggi a dover prestare particolare attenzione alla sostenibilità dei mutui e finanziamenti in essere rispetto alla loro redditività. 

In uno scenario dove i prezzi di vendita vengono dettati dal mercato, unica soluzione, per la sopravvivenza delle imprese agricole, ma in realtà dell’intero mondo imprenditoriale, è un cambiamento di mentalità, con una più attenta valutazione dei fattori in chiave economica, un contenimento degli sprechi e una risoluzione delle inefficienze, pena un risultato di bilancio negativo. Indispensabile diventa dotarsi di strumenti di analisi e affidarsi a consulenti esperti in grado di rappresentare una guida importante per le scelte di investimento, l’analisi della situazione economico-finanziaria aziendale e la relativa sostenibilità.

Si rende, inoltre, necessario un raffronto dei risultati economici tra aziende simili in dimensione e tipo; si ottiene così un riferimento preciso e aggiornato negli anni per individuazione degli obiettivi ottimali.

Comisag da tempo affianca le aziende agricole nella predisposizione di business plan aziendali che evidenzino la capacità dell’impresa al sostenimento di mutui e finanziamenti in essere nonché ad effettuare ipotesi di impatto sulla finanza aziendale nel caso vengano effettuati nuovi investimenti.

Per rispondere all’annosa domanda che spesso le imprese agricole si pongono: “ma la marginalità espressa in bilancio dov’è finita?” è necessario che si effettuino analisi costanti sia tecniche che economico finanziarie in grado di fornire gli indicatori utili agli obbiettivi.

Comisag opera per i soci con i soci oggi più di ieri al fine di accompagnare le aziende in questo complesso percorso volto alla sopravvivenza delle imprese del settore primario.