Da sempre gli uomini cercano le cause delle proprie disgrazie in fattori esterni alle proprie responsabilità. Quando le cose vanno male è sempre colpa di altri: governo, comune, capi, colleghi, fratelli, coniuge… e taluni non credono nemmeno che alcuni problemi possano semplicemente essere casuali, determinati da fattori non controllabili. Ci deve sempre essere un colpevole: “Piove, governo ladro!” Ed è a questo punto che, a volte, non potendo attribuire quella colpa in maniera logica, ha la presa su di noi qualche astrusa teoria.

Tra 1625 e 1630 la pianura padana ha affrontato un terribile periodo di carestia, e quindi è naturale che in questo periodo di crisi fioccassero ciarlatani e superstizioni che, ovviamente, facevano i loro danni sociali. Il Manzoni ha ripreso abilmente per i Promessi Sposi, la triste e reale vicenda dei fornai milanesi, ingiustamente accusati di tenere nascosta la farina per far aumentare il prezzo del pane. Questi moti contro i prestinai avvennero anche a Brescia, dove qualche panettiere fu tosto linciato. La fame abbondava e all’epoca, non essendo ancora stato inventato l’aereo, era difficile attribuire il problema alle cosiddette “scie chimiche”… per cui tornavano ancora di moda le disgrazie divine e, utili a personificare la colpa, le accuse di stregoneria mosse contro qualche disgraziato. Ma ogni tanto, perché no, qualche storia di fantasmi e spiritelli dispettosi non si disdegnava.

Quando l’uomo si sente impotente, incapace di trovare soluzioni alle proprie difficoltà, tende a trovare facile ed immediata risposta nei complotti oggi, nei sortilegi ieri. Ambedue impossibili da dimostrare con la logica, ma basati su un naturale sentimento d’inquietudine.

Perciò non sorprende che, nel 1628, dei sassi lanciati di notte contro una finestra di casa Mazzotti a Coccaglio e alcuni inspiegabili rumori, venissero attribuiti a spiriti irrequieti. Il Vescovo, preoccupato dal vociare che si faceva in Coccaglio e dintorni su questi fatti, istituì il 18 ottobre una commissione di teologi per discuterne. Questi conclusero che veramente si trattava di fantasmi, perché trovarono una correlazione: alcune donne di quella famiglia, lavorando dei campi avevano trovato giorni prima delle ossa umane. Essendo persone devote avevano chiesto alle anime di quei defunti di far loro sapere se fossero stati cristiani in vita, dando loro un segno, di modo che avrebbero potuto seppellirne i resti in terra consacrata. “Ecco dunque la causa!” Pensarono tutti.

Un po’ deboluccia come prova… non serve nemmeno spiegare che una correlazione non determina una causalità, dato che in questo caso è palese che il senso di smarrimento comune abbia gonfiato la percezione di quei sassi contro una finestra, fino al crederli un messaggio dall’oltretomba. Tuttavia, questa vicenda narrata nei “Diari dei Bianchi”, ha avuto dei risvolti reali. Perché è sempre così: una teoria può essere falsa, ma il comportamento di chi ci crede, determina delle situazioni spiacevolmente vere. Una delle donne di quella famiglia Mazzotti ne fece le spese.

Andata suora di S. Croce l’anno seguente, per quella voce dei fantasmi fu ritenuta toccata dalla malasorte e rifiutata dalle consorelle che la cacciarono dal monastero. E se le religiose (che spesso erano donne istruite) credevano a queste mistificazioni, possiamo immaginare quella povera disgraziata come potesse essere considerata dalla gente comune. Per situazioni come queste, ci voleva un attimo per essere additate come streghe e rischiare di finire sul rogo.

Ma sulla caccia alle streghe nel bresciano, magari ne parliamo un’altra volta.

Alberto Fossadri