Grande successo per la seconda edizione di “PerCorrendo Rovato”; la camminata-corsa non competitiva, svoltasi domenica 1° ottobre, ha visto la presenza di oltre 700 partecipanti che hanno potuto scegliere tra due percorsi: uno base ed uno “pro”, più impegnativo. L’iniziativa, patrocinata dalla Città di Rovato, ha avuto scopo benefico ed il ricavato è stato devoluto alla Fondazione Lucini-Cantù Onlus (meglio conosciuta come casa di riposo di Rovato).

Nell’ambito degli eventi proposti si è tenuta, nella serata di sabato 30 settembre presso la sala civica, un interessante conferenza promossa dalle associazioni AMA (Auto Mutuo Aiuto), Gruppo Alice ed Auser, sul tema attualissimo del decadimento cognitivo e delle demenze portate dalla malattia di Alzheimer.

Sono intervenuti il dottor Ignazio Di Fazio, direttore dell’Unità Operativa Complessa Geriatria e responsabile del Centro Decadimento Cognitivo e Demenze (CDCD) presso la Fondazione Richiedei di Palazzolo s/O e la dottoressa Marina Zanetti, psicologa e neuropsicologa presso la medesima fondazione.

Elena Belleri, assessore ai Servizi Sociali, ha aperto la serata portando i saluti da parte dell’Amministrazione Comunale e richiamando l’attenzione sull’importanza della prevenzione e del trattamento precoce della demenza senile, oggi problema sanitario e sociale sempre più diffuso tra la popolazione anziana.

La relazione dei due professionisti è stata introdotta da una breve rappresentazione da parte del gruppo teatrale di Auser Rovato: Rosella Ricci ed Emilia Costa Zaccarelli, sotto la supervisione della regista Simona Rosa, hanno interpretato rispettivamente una figlia ed una madre anziana alle prese con i problemi fisici e mentali dovuti alla senilità di quest’ultima, introducendo così l’argomento della serata.

Il dott. Di Fazio, nella sua esaustiva relazione, ha affrontato il tema della malattia di Alzheimer che riguarda, non solo la persona affetta, ma anche i famigliari o coloro che l’accudiscono (definiti caregiver): entrambi ne ne sono colpiti pesantemente. 

LA MALATTIA E I SUOI SINTOMI

“Demenza” è un termine molto ampio che include una serie di forme morbose di cui l’Alzheimer include circa il 50% dei casi. Si caratterizza per un rapido peggioramento delle prestazioni cognitive a cui si accompagna poi un peggioramento dello stato dell’autonomia personale. La malattia comprende anche altre forme più o meno conosciute come, per esempio, la demenza vascolare (arteriosclerosi); non è curabile ne la si può arrestare, tuttavia può essere rallentata in una percentuale che va dal 30% al 40% della sua velocità evolutiva. Parte dalla sfera cognitiva, per arrivare a sviluppare sintomi comportamentali: le persone smettono di uscire di casa, di frequentare altri ambienti, hanno difficoltà a dormire la notte, ecc. ed è in questa fase anche la vita del caregiver cambia. Il tempo medio di evoluzione della malattia è di 10 anni, dalla diagnosi alla morte. Con una corretta identificazione, e mettendo in atto comportamenti adeguati, si possono guadagnare dai 3 ai 5 anni per rendere la malattia meno aggressiva.  

Il cervello si rimpicciolisce con un processo di “atrofia”: la parte esterna, la corteccia, va incontro ad una riduzione di spessore e di volume con perdita di quelle funzioni che lì erano svolte. Purtroppo non ci sono modi per risolvere il problema. L’azione che si può fare è preventiva, ossia quella di intercettare i sintomi ed attaccare la malattia il più precocemente possibile. La degenerazione cerebrale è dovuta all’accumulo della sostanza “amiloide” (una proteina normalmente smaltita) che tende ad accumularsi, portando alla morte delle cellule nervose. Nella forma vascolare si verificano invece ischemie cerebrali con effetti similari.

I DISTURBI COMPORTAMENTALI

La dott.ssa Marina Zanetti ha approfondito i disturbi del comportamento portati dalla malattia e le modalità per gestirli al meglio. Il paziente, col tempo, subisce una regressione della cognitività e della memoria con conseguente peggioramento della sua qualità di vita e di quella del caregiver. Possono subentrare disturbi psichici, sintomi psicotici come deliri e allucinazioni, sintomi affettivi, depressione, apatia, ansia agitazione, aggressività, disinibizione, euforia, disturbi alimentari e del sonno. Spesso bisogna assecondare il malato, seguire i suoi tempi, creare un ambiente sicuro e confortevole eliminando i pericoli dalla casa. I caregiver sono centrali nella cura delle demenze e veicolo tramite i quali la cura non farmacologica può essere messa in atto; questa consiste nella stimolazione delle capacità della persona nello svolgimento delle attività quotidiane per cercare di mantenerla il più autonoma possibile. La famiglia assume quindi un ruolo cruciale. Altre terapie come la musicoterapia e la pet therapy possono essere utili ed agire sul benessere della persona.

LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI BRESCIA

In Italia si stima vi siano 2 milioni i malati di Alzheimer, a Brescia son circa 18.000; circa un caso ogni mille abitanti di cui il 70% sono donne con età media di 84 anni. Nel distretto Oglio ovest sono circa 1.500 le persone in cura.

LA PREVENZIONE

La prevenzione è fondamentale al fine di rendere la malattia meno cattiva e meno veloce nella sua evoluzione, mantenendo così una migliore qualità di vita sia per il paziente che per il caregiver. Tre sono i pilastri che possono interferire con il suo sviluppo: i fattori nutrizionali (giusta alimentazione), l’esercizio cognitivo (mantenersi “vivi” intellettualmente con lettura, cultura, interessi vari) e attività fisica (camminare, fare ginnastica, ecc.).  Il professore ha poi affrontato nello specifico le diverse fasi della malattia dando indicazioni sul corretto comportamento da tenere da parte dei caregiver.

COSA FARE SE UN FAMILIARE HA DEI SINTOMI?

Come abbiamo visto la malattia di Alzheimer è un problema serio, sia per chi la vive, che per i caregiver; il suo decorso è inesorabile ma, se affrontata per tempo e con le dovute modalità, può essere fortemente rallentata con beneficio di qualità di vita per il paziente ed i suoi familiari. 

Cosa fare quindi se notiamo in un nostro familiare alcuni sintomi iniziali? 

È necessario prenotare, con impegnativa, una visita multidisciplinare attraverso il SSN presso i Centri Decadimento Cognitivo e Demenze (CDCD) del territorio della provincia di Brescia che, per l’area ovest, sono l’ospedale di Chiari e l’ospedale Fondazione Richiedei di Palazzolo e Gussago. Il paziente sarà convocato per una visita ambulatoriale valutativa delle proprie abilità fisiche e cognitive, condotta da un medico e da uno psicologo, al termine della quale sarà fornita una diagnosi esaustiva e tempestiva.  Una volta preso in carico dai centri, il paziente potrà poi avere un contatto diretto con le strutture per un sostegno continuativo anche a distanza.

Emanuele Lopez