Nell’organizzazione della raccolta di plasma iperimmune il ruolo delle associazioni di sangue non può che essere centrale proprio per il fatto che è dal gigantesco serbatoio associativo che arriva la massa di donatori abituali già tracciati, informati e che possono offrire immediatamente al sistema trasfusionale un plasma di qualità.

A seguito del servizio della trasmissione Le Iene, che ha sollevato il problema evidenziando come siano mancate istruzioni certe sulla raccolta del plasma dei pazienti guariti, per capire come il circuito associativo sta affrontando le polemiche nate negli ultimi giorni, riportiamo la dichiarazione di Gianpietro Briola (nella foto), presidente di Avis nazionale.

Perché si è perso del tempo nei mesi estivi per organizzare la raccolta di plasma iperimmune? Non si poteva fare meglio?

Noi di Avis ci siamo messi a disposizione da subito, poi evidentemente qualcuno ha creduto che per la seconda ondata ci fossero terapie alternative al plasma iperimmune, e la conclusione è che di plasma non se n’è raccolto abbastanza.

Questo ha creato diversi problemi perché non tutte le regioni si sono organizzate per raccogliere, e ora, come dicevo, manca il plasma. Il dato inoppugnabile è che è mancata una direzione dall’alto che programmasse il da farsi sul plasma iperimmune in vista della seconda ondata…

Come va nelle regioni italiane?

Le regioni che si stanno meglio organizzando sono di fatto la Lombardia e il Veneto, anche perché sin dal-l’inizio sono state tra le regioni più colpite.

Anche le altre si stanno organizzando, hanno fatto delle raccolte spot ma senza una regia del Centro nazionale sangue e quindi con grande difficoltà, perché senza indicazioni e indirizzi precisi diventa difficile muoversi su come gestire la seconda fase.

Servirebbe, e l’hanno chiesta in molti, anche una campagna nazionale di sensibilizzazione che sia più penetrante sulla raccolta del plasma iperimmune: vi state organizzando in tal senso?

Siamo pronti per fare una campagna massiccia in tutte le regioni anche perché il tema vero è quella della sensibilizzazione dei cittadini alla donazione del plasma e al ruolo fondamentale del plasma e dei plasmaderivati, quindi non solo sul plasma iperimmune, che comunque è stato veicolo di attenzione sulle proprietà del plasma. Ovviamente per poter fare la campagna abbiamo bisogno di indicazioni certe su come e dove mandare i donatori. Serve una sinergia di intenti che deve necessariamente arrivare da una istituzione centrale e dei centri regionali, un regia centrale per offrire le stesse opportunità su tutto il territorio nazionale.

L’importanza del plasma per i pazienti è un tema da far conoscere…

Assolutamente sì. Anche in vista della produzione essenziale di immunoglobuline specifiche sotto forma di farmaci, che possono accompagnare il vaccino come supporto nelle terapie per sconfiggere il Covid-19.

(Estratto da

www.donatorih24.it)

Sono 2.200 le sacche di plasma iperimmune raccolte in 6 mesi in Lombardia da usare per il trattamento dei malati di Covid grazie ai donatori che hanno aderito al Progetto Plasma Iperimmune.

Un progetto ancora in corso e per cui Avis Lombardia lancia un appello a tutti i donatori che abbiano avuto il Covid a farsi avanti per donare il loro plasma.

“Tramite le nostre unità – ha detto Oscar Bianchi, presidente di Avis Lombardia.- che però non sono presenti in tutte le province, abbiamo raccolto più di 1.000 sacche di plasma iperimmune. 

Le altre vengono raccolte dalle unità trasfusionali presenti negli ospedali”.

Paolomba