Egregio Direttore, dopo aver letto sull’ultimo numero di PAESE MIO l’articolo sui rapporti tra generazioni, desidero entrare in argomento, cercando di allargare il dibattito. Noi anziani, quando parliamo delle nuove generazioni, usiamo sempre definirli ” i giovani d’oggi”, spesso criticandoli per come la pensano o per tanti loro comportamenti che a noi sembrano fuori luogo. Sarebbe naturale aspettarsi da loro una risposta più o meno pepata…ed invece riceviamo parole di sufficienza oppure “OK… Boomer”. L’uso o l’abuso di questo modo di rispondere segna un muro su un possibile rapporto amichevole o un confronto a largo raggio, e invece è l’apertura di un fossato di incomunicabilità tra generazioni. Man mano che si invecchia si tende a guardare con diffidenza chi è molto più giovane, come chi è nato alla fine del millennio e ancor di più i nostri nipoti, nati dopo il 2000. Dobbiamo ammetterlo che siamo gelosi di loro per quella tecnologia che possiedono e sfruttano ampiamente e che ha segnato un confine invalicabile con chi, come noi, vede il computer, internet, le connessioni e i social, come una barriera insormontabile e quindi come fumo negli occhi. Da parte nostra, infatti, non giudichiamo positivamente queste generazioni di trentenni e quarantenni tecnologizzati e prendiamo come pretesto, per considerarli di basso livello, il fatto di essere loro incapaci di realizzarsi, di essere materialisti, superficiali, con pochi ideali e coinvolti totalmente nel mondo digitale. Noi Boomers, diciamo la verità, dimostriamo incomprensione anche verso quei temi che i più giovani hanno maggiormente a cuore, come la salvaguardia dell’ambiente e la crisi climatica, sottovalutando spesso la loro precarietà economica in relazione al loro lavoro. A nostra discolpa possiamo portare le nostre impressioni sulle condizioni personali dei nostri giovani, sul loro diffuso egoismo e sulla loro pigrizia. D’altronde, la generazione degli attuali pensionati, la nostra, purtroppo lascia dietro di sé un’economia sconquassata. Anche se, a nostra discolpa, qualche merito possiamo averlo anche noi: la crescita del famoso P.I.L. tra il 1970 e il 2000 è stata fortissima, partendo da un disastroso dopoguerra. Venivamo da una guerra catastrofica con bombardamenti, distruzioni, guerra civile e Resistenza. Prima i nostri genitori e poi noi ci siamo rimboccati le maniche e il BOOM degli anni sessanta ci ha catapultati in un graduale benessere. Certo, allora non potevamo pensare anche al risparmio energetico, alla crisi climatica o al debito pubblico. Che ci sosteneva, oltre ad una famiglia tradizionale e solida, c’erano i nostri principi di onestà e laboriosità, accompagnati dai nostri ideali politici. È vero, eravamo pieni di ideali e volevamo cambiare il mondo, lavoravamo sodo, ma non abbiamo pensato certo al clima, né al debito pubblico, lasciando, questo sì, un enorme conto da pagare alle future generazioni. Oggi vediamo che nelle posizioni dirigenziali, governative, e quindi di potere, la fanno da padroni i Boomers, però presto, fatalmente, ci sarà un cambio generazionale. La nuova classe dirigente, forse, non saprà fare una divisione a mano e nemmeno imparare a memoria alcunché, però sarà inserita anima e corpo nell’era dell’intelligenza artificiale. Noi invece restiamo convinti che la nostra “rivoluzione” del Sessantotto con il superamento definitivo di molte forme di moralismo, di autoritarismo e di emarginazione della donna, sia stata epocale, ma ora assisteremo dal loggione, a una totale immersione nella società del “METAVERSO” che, pur trasformata dalla “Realtà Virtuale” comprenderà una massa di analfabeti, più di quanto lo fosse la nostra da giovani. 

Luigi Andoni con altri settantenni