La scuola non è soltanto luogo di apprendimento teorico, ma anche palestra di vita. E quando la vita bussa con forza — talvolta in forma di tragedia — è dovere delle istituzioni educative rispondere con proposte formative all’altezza. È con questa consapevolezza che è nato, per il secondo anno consecutivo, il progetto di educazione e sicurezza stradale “Non fare lo sbronzo quando guidi”, promosso dall’I.I.S. Lorenzo Gigli di Rovato, in risposta ai gravi incidenti che, in tempi recenti, hanno coinvolto alcuni studenti dell’istituto, segnando profondamente la comunità scolastica.

Ideato e curato dai docenti Mattia Lancini (referente per la comunicazione), Andrea Puma e Roberto Sandrini (referenti PCTO), il progetto si è rivolto a tutti gli studenti delle classi terze, sia dei percorsi liceali sia di quelli professionalizzanti e IeFP. Si è avvalso della preziosa collaborazione della Polizia Stradale di Brescia – Distaccamento di Chiari, dell’Autoscuola Montorfano, dell’Autoscuola La Rovato, nonché del coinvolgimento di Vigili del Fuoco, Protezione Civile di Chiari e dei  volontari di Rovato Soccorso.

Il programma si è articolato in due momenti distinti: una parte teorica e una esperienziale. Nelle giornate del 19 e 20 maggio, gli studenti hanno partecipato a incontri formativi nell’aula magna “Paolo VI” dell’istituto, durante i quali gli agenti della Polizia Stradale hanno illustrato, attraverso esempi concreti, filmati e testimonianze, le conseguenze – spesso irreversibili – di comportamenti imprudenti alla guida.

Il momento più atteso e coinvolgente del progetto ha avuto luogo venerdì 23 maggio, presso il Foro Boario di Rovato. Qui, grazie all’uso di visori di realtà aumentata e simulatori di guida, gli studenti hanno sperimentato in prima persona cosa significhi mettersi al volante in condizioni di alterazione psicofisica. L’obiettivo non è quello di spettacolarizzare il pericolo, ma di renderlo tangibile, reale, vicino.

Non sono mancate simulazioni di primo soccorso e intervento d’emergenza, con la partecipazione attiva dei soccorritori locali, che hanno mostrato le manovre necessarie per estrarre le vittime da un veicolo incidentato o in fiamme. Un’esperienza che non lascia indifferenti, e che mira a sviluppare non solo la consapevolezza del rischio, ma anche il senso di responsabilità civica.

La grande novità di questa seconda edizione era rappresentata dalla CRASH TEST EXPERIENCE, un laboratorio mobile unico in Europa, che propone due potenti strumenti dimostrativi: il simulatore di impatto e il simulatore di ribaltamento.

Il primo consiste in un carrello dotato di sedile automobilistico: il volontario, sprovvisto di cintura, viene proiettato a circa 10 km/h contro una barriera. L’impatto, seppur contenuto, è sufficiente a rendere evidente quanto possa essere pericoloso anche un urto a bassa velocità in assenza di sistemi di ritenuta.

Il secondo dispositivo, ancor più impressionante, consiste in una vera automobile montata su una struttura motorizzata che ne consente il ribaltamento. I partecipanti, opportunamente allacciati, sperimentano in prima persona la funzione salvifica delle cinture di sicurezza: sospesi a testa in giù, protetti dai sistemi di ancoraggio, comprendono intuitivamente come un gesto tanto semplice possa fare la differenza tra la vita e la morte.

Attraverso una ricca presentazione multimediale — con filmati di crash test, grafici esplicativi e un linguaggio accessibile — sono stati inoltre spiegati i principi fisici che regolano gli urti, l’importanza dei seggiolini per bambini, il funzionamento di airbag e pretensionatori, nonché l’obbligatorietà (troppo spesso disattesa) di indossare le cinture anche sui sedili posteriori.

Mauro Ferrari