Per identità di genere s’intende l’acquisizione del senso di appartenenza al proprio sesso biologico. L’identità di genere non è considerata come “data fin dall’inizio”, ma come risultato complesso di una storia personale: uomini e donne non si nasce, lo si diventa. In questo processo si distinguono diversi piani: quello di genere legato ai dati genetici, biologici; quello psicosessuale che si riferisce in modo più diretto alla soggettività e alla dimensione interiore; quello che potremmo chiamare di ruolo, dipendente dai modelli culturali e dai condizionamenti sociali. Il senso di identità di ognuno è dunque costituito da diversi strati sovrapposti e comunicanti fra loro: il nucleo profondo, formato dalle esperienze infantili di legame e di identificazioni con le figure genitoriali, che si integra con i valori, le aspettative, la visione del mondo che l’individuo sviluppa col passare degli anni, grazie alle esperienze lungo il corso della crescita. Il senso di identità di ognuno riassume le esperienze passate e la progettualità futura, i bisogni, i valori e le aspettative dentro una cornice culturale che ne determina parte dei contenuti e le modalità di espressione.  Si tratta di un complicato processo in cui è implicato, non solo il corredo biologico, ma anche l’intenso intreccio di relazioni in  cui ciascuno di noi è inserito fin dal primo istante.

Tradizionalmente, la persona che si prende cura del bambino nei primi mesi di vita, in modo più sostanziale è solitamente la madre. La madre dunque rappresenta la persona con cui si stabilisce il primo legame affettivo importante. Poiché per entrambi i sessi la persona che si prende per prima cura del bambino è una donna, le dinamiche interpersonali che presiedono alla formazione dell’identità di genere sono diverse per il bambino e per la bambina. La formazione dell’identità femminile ha luogo nel contesto di un rapporto dove la bambina si identifica con la mamma in quanto entrambe femmine.  Al contrario i maschi, nell’identificarsi come appartenenti al sesso maschile, distinguono la madre come diversa da sè. Perciò possiamo dire che nelle femmine il Sé si costruisce nella relazione, mentre nei maschi si costruisce attraverso la separazione dalla madre.

Oltre al processo di identificazione con l’oggetto d’amore primario, acquistano una funzione fondamentale nel processo di costruzione dell’identità il confronto con l’altro diverso da sé e con il mondo esterno. Il padre all’interno della coppia genitoriale svolge spesso questa funzione di confronto e permette al bambino/a di fare un ulteriore passo per lo sviluppo della sua identità. Egli apre la crescita psicologica del bambino alla cultura, alla socialità e alla differenza tra i sessi. Il padre è per il maschio il principale modello. Per la femmina è peculiare la presenza della funzione paterna in quanto altro diverso dalla mamma e da sé.

Nella nostra società i ruoli paterni e materni non sono più rigidi e definiti come in passato. C’è maggior integrazione, fusione, collaborazione fra il ruolo di mamma e papà, ma possiamo ancora in genere riconoscere una funzione materna di accudimento e di risposta ai bisogni primari, e una funzione paterna di apertura al mondo per la scoperta di sé e dei propri limiti/confini e per la scoperta dell’altro.  

Il ruolo di genere definisce le aspettative di una cultura nei confronti dei comportamenti “appropriati” di un uomo e di una donna: è l’insieme dei comportamenti che strutturano le nostre relazioni e il modo di percepirci degli altri. Fra tutti i fattori che concorrono alla formazione dell’identità di genere, grande importanza assume l’approvazione da parte dei genitori di questa identità ed i conseguenti messaggi indirizzati al bambino circa lo stereotipo della mascolinità o della femminilità, così come inteso dai genitori in una determinata cultura. Ogni bambino e bambina impara cosa è tipico dell’uomo e della donna e dunque cosa è socialmente accettato. Questi aspetti sociali si incontrano e interagiscono con gli aspetti genetici-biologici e psicologici.

L’adolescenza costituisce un’altra tappa fondamentale nella vita di un individuo per la costruzione della propria identità. È  durante l’adolescenza che ci si interroga sui cambiamenti fisici-psicologici-relazionali, si fanno progetti, si costruiscono opinioni e punti di vista propri e si mettono in discussione quelli familiari, si desidera maggior autonomia e perciò ci si apre al confronto con gli altri, soprattutto coetanei. In adolescenza il processo di costruzione dell’identità continua con la differenziazione dall’altro. I bambini all’inizio hanno bisogno di un modello da seguire e successivamente si differenziano dal modello facendo proprio quanto hanno appreso, sviluppando così capacità personali. 

Concludendo vogliamo sottolineare quanto sia importante che i genitori diano valore alle specificità del bambino e rispettino le caratteristiche che lo contraddistinguono, tra le quali il suo essere maschio o il suo essere femmina. Bisogna tenere presente le varie dimensioni della persona: gli interessi, la personalità, lo stile cognitivo, gli aspetti motivazionali, le attitudini. In ognuno di questi ambiti è possibile individuare delle caratteristiche maschili e femminili che è necessario considerare proprio nel rispetto della persona nella sua globalità.

Per identità di genere s’intende l’acquisizione del senso di appartenenza al proprio sesso biologico. L’identità di genere non è considerata come “data fin dall’inizio”, ma come risultato complesso di una storia personale: uomini e donne non si nasce, lo si diventa. In questo processo si distinguono diversi piani: quello di genere legato ai dati genetici, biologici; quello psicosessuale che si riferisce in modo più diretto alla soggettività e alla dimensione interiore; quello che potremmo chiamare di ruolo, dipendente dai modelli culturali e dai condizionamenti sociali. Il senso di identità di ognuno è dunque costituito da diversi strati sovrapposti e comunicanti fra loro: il nucleo profondo, formato dalle esperienze infantili di legame e di identificazioni con le figure genitoriali, che si integra con i valori, le aspettative, la visione del mondo che l’individuo sviluppa col passare degli anni, grazie alle esperienze lungo il corso della crescita. Il senso di identità di ognuno riassume le esperienze passate e la progettualità futura, i bisogni, i valori e le aspettative dentro una cornice culturale che ne determina parte dei contenuti e le modalità di espressione.  Si tratta di un complicato processo in cui è implicato, non solo il corredo biologico, ma anche l’intenso intreccio di relazioni in  cui ciascuno di noi è inserito fin dal primo istante.

Tradizionalmente, la persona che si prende cura del bambino nei primi mesi di vita, in modo più sostanziale è solitamente la madre. La madre dunque rappresenta la persona con cui si stabilisce il primo legame affettivo importante. Poiché per entrambi i sessi la persona che si prende per prima cura del bambino è una donna, le dinamiche interpersonali che presiedono alla formazione dell’identità di genere sono diverse per il bambino e per la bambina. La formazione dell’identità femminile ha luogo nel contesto di un rapporto dove la bambina si identifica con la mamma in quanto entrambe femmine.  Al contrario i maschi, nell’identificarsi come appartenenti al sesso maschile, distinguono la madre come diversa da sè. Perciò possiamo dire che nelle femmine il Sé si costruisce nella relazione, mentre nei maschi si costruisce attraverso la separazione dalla madre.

Oltre al processo di identificazione con l’oggetto d’amore primario, acquistano una funzione fondamentale nel processo di costruzione dell’identità il confronto con l’altro diverso da sé e con il mondo esterno. Il padre all’interno della coppia genitoriale svolge spesso questa funzione di confronto e permette al bambino/a di fare un ulteriore passo per lo sviluppo della sua identità. Egli apre la crescita psicologica del bambino alla cultura, alla socialità e alla differenza tra i sessi. Il padre è per il maschio il principale modello. Per la femmina è peculiare la presenza della funzione paterna in quanto altro diverso dalla mamma e da sé.

Nella nostra società i ruoli paterni e materni non sono più rigidi e definiti come in passato. C’è maggior integrazione, fusione, collaborazione fra il ruolo di mamma e papà, ma possiamo ancora in genere riconoscere una funzione materna di accudimento e di risposta ai bisogni primari, e una funzione paterna di apertura al mondo per la scoperta di sé e dei propri limiti/confini e per la scoperta dell’altro.  

Il ruolo di genere definisce le aspettative di una cultura nei confronti dei comportamenti “appropriati” di un uomo e di una donna: è l’insieme dei comportamenti che strutturano le nostre relazioni e il modo di percepirci degli altri. Fra tutti i fattori che concorrono alla formazione dell’identità di genere, grande importanza assume l’approvazione da parte dei genitori di questa identità ed i conseguenti messaggi indirizzati al bambino circa lo stereotipo della mascolinità o della femminilità, così come inteso dai genitori in una determinata cultura. Ogni bambino e bambina impara cosa è tipico dell’uomo e della donna e dunque cosa è socialmente accettato. Questi aspetti sociali si incontrano e interagiscono con gli aspetti genetici-biologici e psicologici.

L’adolescenza costituisce un’altra tappa fondamentale nella vita di un individuo per la costruzione della propria identità. È  durante l’adolescenza che ci si interroga sui cambiamenti fisici-psicologici-relazionali, si fanno progetti, si costruiscono opinioni e punti di vista propri e si mettono in discussione quelli familiari, si desidera maggior autonomia e perciò ci si apre al confronto con gli altri, soprattutto coetanei. In adolescenza il processo di costruzione dell’identità continua con la differenziazione dall’altro. I bambini all’inizio hanno bisogno di un modello da seguire e successivamente si differenziano dal modello facendo proprio quanto hanno appreso, sviluppando così capacità personali. 

Concludendo vogliamo sottolineare quanto sia importante che i genitori diano valore alle specificità del bambino e rispettino le caratteristiche che lo contraddistinguono, tra le quali il suo essere maschio o il suo essere femmina. Bisogna tenere presente le varie dimensioni della persona: gli interessi, la personalità, lo stile cognitivo, gli aspetti motivazionali, le attitudini. In ognuno di questi ambiti è possibile individuare delle caratteristiche maschili e femminili che è necessario considerare proprio nel rispetto della persona nella sua globalità.

Gli specialisti del Centro per la Famiglia