Restless Rituals, “rituali senza riposo” il titolo scelto per la monografica di Elena Monzo pronta ad aprire i battenti a Orzinuovi, prima “personale” dell’artista nell’antico borgo di confine.
Nativa proprio della città sulle rive del fiume Oglio – formatasi nelle aule dell’Accademia di Belle Arti di Brera e affermatasi a livello nazionale e internazionale, con all’attivo esposizioni tra Estremo Oriente e Stati Uniti – Monzo esporrà le proprie opere nella suggestiva cornice della rocca orceana, portando dipinti, stampe e disegni tra le caratteristiche sale medievali dell’antico castrum Sancti Georgi.
La mostra percorre retrospettivamente le opere eseguite dal 2014 a oggi, nel desiderio di trasportare il visitatore in un vorticoso dialogo con figure a metà tra il mito e il contemporaneo, arricchite con indumenti e gioielli, evocate da un’ampia varietà di medium: dalla carta Washi alla calcografia, dalla ceramica ai tessuti. Un approccio poliedrico e polimaterico, che vuole essere anzitutto espressione di una creatività eclettica, capace di misurarsi con supporti e tecniche differenti.
«I soggetti che ho voluto mettere in mostra paiono provenire da un mondo “altro”, fluttuando tra realtà, immaginario e narrazione antica in danze dalle pose manieriste e contorte, come a rispecchiare un’unica ricerca nel mondo del rito – commenta l’artista – Non solo l’estetica, anche la sostanza di queste figure è in continuo cambiamento: nel loro dinamismo figurativo, queste donne archetipiche compiono una metamorfosi divenendo vere e proprie “icone”». Un simbolo, nel senso etimologico del termine, quale strumento di connessione tra immanente e trascendente, che assume anche le movenze di simulacro, quale oggetto cardine di una devozione che si esplica in gesti, movenze ed espressioni. Un percorso che conserva il dolce e misterioso sapore del mito, genuino, immerso nelle nebbie della Tessaglia o nelle profondità dell’Egeo: lo strumento con cui un’umanità ancora fanciulla cercava di darsi spiegazioni sulla natura e sui suoi fenomeni. Incontreremo ancora Elena, emersa dalle pagine dell’Iliade, così come la ninfa Cloe, la personificazione di Rugiada e il dio bifronte Giano, il protettore di porte e ingressi nell’antica Roma, così come dedicatario del tempio le cui porte venivano chiuse soltanto quando venivano a tacere le armi dei discendenti di Romolo.
«“Supporto”, “medium”, e “tecnica” sono solo tre delle parole utili per sondare la complessità materiale delle opere di Elena Monzo – scrivono i curatori – Da dieci anni a questa parte l’artista ha indagato svariate tecniche, dal bidimensionale al tridimensionale, senza mai stabilizzarsi su una, ma stratificando e ibridando vari processi. La carta è spesso protagonista della sua produzione: moltissime sue varianti, di texture, colori e stampe differenti, si stratificano sulle sue opere andando a vestire le figure rappresentate».
È proprio il tema del viaggio a fungere da fil rouge che unisce ogni opera chiamata a comporre la kermesse: numerose sono infatti le esperienze vissute dall’artista all’estero, tra Giappone, all’ombra del “trono del crisantemo”, Cina, Libano e Messico, godendo così di ogni alba dell’emisfero boreale e ibridando la propria competenza tecnica con immaginari e soluzioni proprie di tradizioni artistiche esotiche, lontane, da Milione di Marco Polo.
«Nel motivo della ritualità e della trasformazione trovano spazio anche gli accessori assemblati sulle opere, concepiti dall’abilità artigianale di Luiss Perlanera (al secolo Luigi di Luca), i quali divengono così talismani carichi di un’energia magica che le sacerdotesse evocate dall’artista controllano» continuano i curatori. Formatosi presso la bottega di incisori da ben tre generazioni gestita con passione dalla sua famiglia, Di Luca riprende l’antica pratica dell’arte suntuaria, capace di stupire per la sua preziosa precisione e per l’originale selezione di materiali su cui dar forma alle proprie idee: conchiglie, coralli, legni e madreperle diventano pagine su cui riscrivere “per immagini” miti e leggende. Un abbraccio vorticoso, vivace, fuggente tra antico e passato, tra sperimentazione e reinterpretazione, tra narrazione e fantasia: un viaggio, appunto, da non perdere.
La mostra sarà inaugurata il prossimo 2 giugno, alle ore 18, presso la rocca San Giorgio di Orzinuovi, e resterà aperta fino al 23 giugno, ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Ingresso libero.
Leonardo Binda