Porre in centro la piazza! Sembra un’ovvietà che una piazza possa essere “in centro” a “fare da centro” come prevede la sua funzione, progettata per essere il nocciolo nel quale una comunità si raduna, si ritrova. Una piazza insomma con un valore simbolico non secondario rispetto alla funzione pratica che esercita, anche se i vari centri commerciali, per il loro perverso potere attrattivo, ne hanno eroso in questi anni il senso.

Questa è piazza Cavour progettata da Rodofo Vantini, metà sul centro storico, metà sulle mura dell’antico castello.

Qui ha parlato Garibaldi, qui si sono riuniti i rovatesi, ahime! per sentire le dichiarazioni di guerra… ecc.ecc. 

Ed è per questa (nostra!) piazza che Tino Buffoli si sta spolmonando per cercare di far capire che, forse, la stessa andrebbe tutelata e rispettata di più.

Essere ridotta a spazio nel quale “pascolano”, dove capita, mandrie di suv e auto di ogni marca (prive di collare!) non è un bel spettacolo.

Ma non erano state previste due file di parcheggi in fondo alla piazza dopo il restauro fatto dall’architetto Stefano Belotti?

Potevano bastare per chi avesse dovuto urgentemente fermarsi… o dare una occhiata e godersi l’arco dei portici e poi portare l’auto altrove. 

Vorrei rivolgermi al Sindaco Architetto Tiziano Belotti, (che ha ereditato questo stato di cose), per ricordargli che “Noi abitiamo i vuoti” non i pieni (quante volte ce lo ripeteva Bruno Munari!) e che questo principio è alla base di gran parte della nostra moderna estetica, mediata attraverso lo Zen e fatta propria dai grandi architetti occidentali. 

Nella diatriba “parcheggi” il sindaco di Rovato non troverà mai tutti d’accordo ed è per questo che potrebbe (dati poteri che gli competono come primo cittadino) imporre una sua direttiva “insindacabile”, così come potrebbe far togliere quei due pezzi di legno che “orbano” gli archi e, magari, rimuovere un divano da sotto i portici, prima che qualcuno provi a piazzarci un letto matrimoniale. 

Sono del parere che quei pochi rovatesi superstiti per i quali Rovato significa ancora qualcosa, non vadano strapazzati ma ascoltati perché, come scrive Tommasi di Lampedusa nel Gattopardo “Dopo di noi… verranno sciacalli e iene”… 

E ci siamo!

Amministrare Rovato, che è sempre di più una espressione della geografia provinciale, scomparse le famiglie di grossi commercianti e professionisti che la resero opulenta (spesso disinteressatamente impegnati in politica), azzerato gran parte del commercio e della industria, gestire la Rovato di oggi sicuramente non deve essere facile. Manca la materia prima e cioè… i Rovatesi, intesi come cittadini che abitano attivamente una “civitas”, comunità civilmente organizzata. 

Abbonda, in dosi superiori alla media, l’indifferenza. Questo non deve rappresentare però un alibi; “…Fai quello che devi – accada quello che puo” diceva il detto… aspettando coloro che alle prossime elezioni si presenteranno con soluzioni magiche per Rovato, (salvo poi fregarsene e sparire per 5 anni ).

A tale scopo, credo, avrebbe potuto svolgere un compito importante, come spazio “Multi-mediale” l’ex biblioteca il cui restauro era stato programmato dall’ammi-nistrazione Cottinelli (assessore Musati in testa); quanti ragazzi a Rovato si occupano di fotografia, di allestimenti sonori, di arti visive in genere e qui non hanno un solo ambiente in cui realizzare questo (salvo dover fare mostre fotografiche nello spazio dell’acquedotto, come è capitato vedere, o in fatiscenti luoghi di fortuna). Presto però, prima che Rovato diventi veramente un “Non luogo”.

Chi ha tempo non aspetti tempo.

Beppe Bonetti