Il recente disastro ecologico della moria di milioni di api ci riporta alla memoria la battaglia contro il DDT di Rachel Carson, autrice del libro “Primavera Silenziosa” pubblicato nel 1962, un saggio che ha modificato il corso della storia, come ha scritto Al Gor. 

Carson previde con forte anticipo sui suoi tempi gli effetti in agricoltura dell’uso degli insetticidi chimici.

Da allora sembra che l’uomo non abbia imparato nulla, siamo ancora qua nel 2020 a denunciare un grave fatto, la moria di più di cinque milioni di api che hanno interessato 150 alveari posizionati la maggior parte nel Parco Oglio Nord, mettendo in forte crisi gli operatori del settore. Causa della moria si sospetta l’utilizzo di insetticidi utilizzati per eliminare la cimice asiatica dalle colture, per averne la assoluta certezza del principio attivo incriminato bisognerà aspettare le analisi dell’ATS effettuate sulle api morte e del polline raccolto nelle arnie colpite dalla moria.

Ma una cosa ci deve far riflettere, se sono morte cinque milioni di api, quanti insetti impollinatori non melliferi, quanti altri insetti, roditori, uccelli, piccoli mammiferi sono morti? Non lo sapremo mai. Questa moria oltre a far intervenire l’ATS e le forze di polizia per i dovuti accertamenti di eventuali responsabilità, ha attirato l’attenzione pubblica, le api e gli altri insetti impollinatori sono infatti essenziali per i nostri ecosistemi e il mantenimento della biodiversità. 

Con il declino degli impollinatori molte specie vegetali potrebbero a loro volta subire un declino o addirittura sparire insieme agli organismi che direttamente o indirettamente dipendono da esse. Inoltre, il declino degli impollinatori sia in termini di quantità che di varietà ha un impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare con potenziali perdite per i raccolti agricoli, gli stessi raccolti che si sospetta si siano cercati di salvaguardare. Una cosa è certa, se fossero confermati i sospetti, ancora una volta, l’uomo si è comportato da cieco e stolto, per incrementare di qualche chilo la produzione delle colture ha creato un danno incalcolabile all’ecosistema.

Simona Provezza

per il circolo Legambiente Valle dell’Oglio