Sorriso e carisma da vendere quelli di Margherita Magli, la 22enne orceana con sindrome di Down che a fine febbraio si è laureata in Fashion design all’Accademia di Belle arti Laba di Brescia con il massimo dei voti e l’encomio della lode. La sua è la dimostrazione che la caparbietà e la determinazione rompono qualsiasi barriera e pregiudizio e infrangono ostacoli ritenuti insormontabili nei luoghi comuni.

La studentessa orceana ha discusso una tesi dal titolo “Moda e diversità, come la bellezza interiore può ridefinire i canoni del bello”, ottenendo il diploma accademico di primo livello in Fashion design. Ora ha una strada aperta nel mondo della moda, dove qualcuno l’ha già notata ed è interessato a valorizzarla. Tra questi un bottonificio in provincia di Bergamo, col quale Margherita ha collaborato nella stesura della tesi. Una tesi sperimentale la sua, che in sintonia con l’indirizzo da lei scelto, prevedeva la creazione di una collezione di abiti. Margherita ha confezionato con le sue mani degli abiti pienamente inclusivi, adattabili alle forme di ragazze con trisomia 21 e anche a normo dotate. L’ispirazione le è arrivata dal film “Alice in wonderland”. Questi vestiti, basati sul concetto della dualità donna-bambina, durante la discussione della tesi hanno sfilato sul palcoscenico indossati da una giovane di Lodi con sindrome di down, vincitrice della medaglia di bronzo ai Giochi mondiali Special Olympics di pallavolo a Los Angeles, e da una ragazza normodotata. Si trattava di un abito di jeans, impreziosito da una gonna di chiffon ricamata con labbra colorate in lurex e parole sparse inneggianti alla gioia e alla felicità, e di un altro capo in tessuto di tela a righe. La discussione e la sfilata hanno raccolto i complimenti e gli apprezzamenti dei docenti, dei parenti e degli amici presenti.

“Nella mia tesi – ha spiegato Margherita – mi sono focalizzata sulla trisomia 21, che mi ha costretto a lottare in una società che difficilmente ci accetta e spesso ci vede come un peso. Io credo che la moda possa essere uno strumento di inclusione. Ho esposto anche storie di giovani talentuosi con sindrome di down che hanno lottato per costruire le proprie vite e realizzare i propri sogni, dimostrando che la forza interiore è inarrestabile”. “Alla fine sono giunta alla conclusione che non esistono un bello e un brutto assoluti e che ogni essere umano può essere considerato un’opera d’arte. La bellezza interiore è infatti l’unica bellezza e può assumere diverse forme”.

Un futuro possibile nel mondo della moda, quindi, dicevamo, ma prima un altro desiderio arde nel cuore di Margherita. “Adesso voglio prendere la patente di guida”. Step by step procede la conquista della sua normalità. Silvia Pasolini