Il 13 luglio 1948, da poco passati i tre anni dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, l’amministrazione comunale orceana, all’epoca sotto la guida di Carlo Arici, decise di compiere un vero e proprio passo nella storia. In quel giorno, con un’apposita delibera, l’autorità decise di istituire una fiera annuale, nei giorni che per tradizione erano impegnati nella tradizionale sagra di San Bartolomeo, la quale avrebbe assunto la denominazione di “Fiera Campionaria” A voler essere precisi, in quel-l’anno nasce infatti la prima Fiera moderna, della nuova Italia che stava risorgendo dalle ceneri della guerra. Non è un segreto infatti che la rassegna affondi le sue radici in un passato più remoto, che viene fatto risalire sino ai tempi della dominazione austriaca se non ancora più a ritroso nel tempo. 

A voler ripercorre i nomi di coloro che la storia ci ha consegnato come gli ideatori di questa rinnovata manifestazione, si scopre il lavoro di tanti cittadini, borghesi, contadini e mercanti, che in essa hanno riposto energie e speranze.

Si ricorda Remo Calzavacca, corrispondente e impiegato comunale, Libero Zucchi, con il suo Moto Club, e Primo Severini, all’epoca rappresentate territoriale dell’Asso-ciazione Agricoltori. Insomma, un corpo composto da tante anime diverse tra loro ma unite da un grande spirito di collaborazione. Nel corso degli anni cinquanta ormai la rassegna è già tradizione. Non si può più pensare di rinunciare alla Fiera. Sarà solo nel 1951 che, a causa di diverse difficoltà, si propenderà per pensare la manifestazione non più come annuale ma da svolgersi una volta ogni ventiquattro mesi. Una simile soluzione durerà ben poco quando, già dal 1952, la consuetudine tornerà a farla da padrone con la nuova gestione ed organizzazione affidata a quell’Asso-ciazione Agricoltori che oggi è conosciuta come Unione Agricoltori. Si sa: un giovane fusto si orienta dove il sapiente seminatore lo vuole indirizzare. È forse così, da quegli anni, che la Fiera assunse la sua inconfondibile ed irrinunciabile vocazione agricola.

Ancora al giorno d’oggi, come già negli anni cinquanta, le mostre di bovini, equini ed altri armenti sono un’attrattiva tanto amata sia dai più piccoli che da genitori e nonni. Per celebrare l’arrivo delle macchine agricole bisognerà però attendere qualche anno. Da un piccolo “parco” di qualche carretto e piccolo trattore, nel corso dei decenni la tecnologia diverrà indiscussa protagonista di uno sviluppo senza paragoni, bandiera di una economia territoriale che guarda con grande ammirazione al settore primario e a tutte le grandi aziende che gravitano intorno ad esso. Una storia che, ormai iniziata, non accenna a scemare. 

Leonardo Binda