Sul finire degli anni cinquanta tutta l’Italia ed in particolare le regioni settentrionali conobbero un periodo di grandissima crescita economica e sociale.

L’innovazione tecnologica, che aveva la sua patria negli Stati Uniti e in altri Stati d’Europa iniziò a prendere piede anche nella Penisola, portando significativi mutamenti in ogni campo e favorendo la crescita di una nazione ancora ferita dalla devastante guerra da poco conclusa. 

Anche la Fiera di Orzinuovi, così come tante altre in tutto il territorio lombardo e bresciano, vide in questi anni una grande crescita, favorendo una maggiore partecipazione del commercio e delle attività produttive che non si riconoscevano nel già presente settore primario e implementando l’offerta di momenti di svago e a carattere culturale al fine di deliziare tutti i visitatori.  

Alcuni storici, tra cui il dottor Guido Lombardi, meritevole di aver raccolto in un testo pochi anni fa le cronache delle edizioni fieristiche fino alla penultima tenutasi nel 2018, segnala un importante accadimento.

Nel 1968, anno in cui tra Parigi ed il resto dell’Europa si andavano espandendo i tentacoli della contestazione, anche la rassegna orceana venne colpita da tali eventi. I “rivoluzionari”, se così è licenza chiamarli, decisero che la Fiera non sarebbe più dovuta esistere; un po’ come i Bravi di Don Rodrigo nel romanzo del Manzoni. Nient’altro che esecutori di un’idea che può aver dato tanto, ma sicuramente meno di quanto s’è lasciata alle spalle.

Per nostra fortuna, i turbinii della ribellione non riuscirono a scalfire la voglia di festa degli Orceani.  

Quelli sono stati gli anni dei primi grandi contest canori, che annoveravano la presenza di artisti del calibro di Gianni Morandi, Rita Pavone e Giorgio Gaber, presentati da un grande come Mike Bongiorno.

Insomma, ogni angolo della Fiera di Orzinuovi permetteva di sentire l’odore gioioso e vivace della festa. 

Bisognerà attendere il 1976 per poter finalmente trovare sui manifesti l’attuale denominazione della manifestazione orceana, conosciuta ormai in maniera unanime come “Fiera Regionale di Orzinuovi”. In quell’anno infatti, dopo soli sei anni dalla sua formale istituzione, Regione Lombardia decreterà tale onore e riconoscimento alla rassegna, di fatto rendendo ormai indissolubile la rilevanza che questo appuntamento ha assunto non solo per la città e i comuni limitrofi, ma per tutto il territorio lombardo.  

Nel corso di quegli anni si inizia a proporre una nuova idea di Fiera, sempre meno concentrata nei tradizionali quattro giorni e caratterizzata da una portata più ampia.

Sul finire degli anni ‘70, le amministrazioni che si sono susseguite nei vari mandati hanno infatti sempre cercato di promuovere iniziative e attività nel corso di tutta la durata dell’anno, coinvolgendo importanti esponenti della politica di allora e trattando, in attesa della Fiera, gli argomenti di maggior interesse per l’epoca.  

Leonardo Binda