“Dopo la nòt vé ‘l dé, dopo ‘l nigol vé ‘l seré”. Pasqua per i cristiani è la resurrezione di Gesù dopo indicibili sofferenze. Per tutti rinascita della natura e metaforicamente della nostra: giusto credere a questo proverbio: le nuvole minacciose di questo periodo buio dovranno lasciare il posto ad un’alba serena. Si dice che bisogna toccare il fondo per risalire, triste constatazione, che tuttavia lascia aperto uno spiraglio di ottimismo, che ci dà la forza di sopportare e aspettare con fiducia giorni migliori. Se paragoniamo la quaresima, periodo di penitenza e di purificazione, in cui si rispettano giornate di digiuno, di piccoli o grandi “fioretti”, in attesa di rinnovamento spirituale, a questa triste fase, dobbiamo augurarci che ci sia davvero una “resurrezione” per tutti. Ora più che mai auspichiamo che presto Qualcuno riesca a far rinsavire chi con crudeltà sta seminando morte. Una relativa normalità pareva aprirsi all’orizzonte, dopo due anni pesanti in cui troppi morti, malati, paure, preoccupazioni e tante regole restrittive per la libertà quotidiana hanno sconvolto totalmente la nostra vita, anni in cui non abbiamo potuto neppure festeggiare con i nostri cari Natale e Pasqua. Pertanto doveva essere questa finalmente la Pasqua in cui lasciarsi alle spalle non solo il virus, ma pure superare tutta la cattiveria che ne è derivata, che ha rovinato man mano rapporti familiari e amicizie, invece che rafforzarli. L’augurio migliore dunque per la Pasqua 2022 è di ritrovare pace almeno tra di noi, scambiandoci virtualmente un ramoscello d’ulivo che ci unisca al di là di idee diverse! Teniamolo bene in vista nel nostro cuore e in casa, com’era d’abitudine una volta, per protezione contro le “tempeste” che si stanno scatenando intorno a noi, ancora più gravi di quelle atmosferiche. L’unica certezza che non dovremmo dimenticare è che se l’odio causa solo dolore fisico e morale, l’amore è la medicina migliore che aiuta a superare ostacoli all’apparenza insormontabili.

Ornella Olfi