La comunità pedagogico-terapeutica “I Lautari” di Pozzolengo rappresenta un esempio
straordinario di rinascita personale e sociale, un luogo dove la sofferenza e le difficoltà si
trasformano in opportunità di crescita e cambiamento.
Fondata nel 1992 da Giovanni Bonomelli, si pone come obiettivo principale il recupero di persone che affrontano dipendenze da alcol, droghe o altre problematiche sociali.
Non si tratta soltanto di un centro di riabilitazione, ma di un autentico laboratorio educativo e
umano, dove ogni individuo ha l’opportunità di riscoprire i propri valori e acquisire nuove
competenze per reintegrarsi nella società in modo sano e funzionale.
Immersa tra le colline moreniche del basso Garda, la struttura offre un ambiente caratterizzato da bellezza naturale e serenità, entrambi fondamentali per il recupero psicologico e fisico degli ospiti. Partendo da un modesto inizio, con una baracca e un pollaio, la comunità è cresciuta negli anni, trasformandosi in un centro complesso e ben organizzato.
Oggi include spazi dedicati al lavoro e al tempo libero, a cui si aggiungono regolarmente nuove strutture, come il recente centro congressi, simbolo della continua espansione della comunità.
La sua filosofia si basa su tre pilastri fondamentali: lavoro, regole e responsabilità. Fin dall’arrivo, gli ospiti vengono accolti in un ambiente ordinato e disciplinato, dove le regole non rappresentano imposizioni fini a sé stesse, ma strumenti per costruire un contesto sicuro e protetto. Le norme quotidiane, che includono orari rigorosi e la regolamentazione delle interazioni, favoriscono il percorso di recupero personale e l’apprendimento di una vita sana e disciplinata.
Come ci ha spiegato lo psicologo della struttura, le regole sono concepite come un mezzo
contenitivo piuttosto che punitivo: aiutano gli ospiti a calmare l’ansia, sviluppare
l’autoregolazione e costruire una nuova routine quotidiana. Il lavoro, cuore del programma riabilitativo, svolge un ruolo educativo e psicologico centrale. Dalla cucina all’orto, dalla
falegnameria alla cura degli animali, ogni mansione è vista non solo come un compito pratico, ma come una preziosa occasione per recuperare dignità, autostima e senso di responsabilità.
Tra le attività più significative, spicca la produzione di vino pregiato, un simbolo potente del
percorso di trasformazione affrontato dagli ospiti: proprio come l’uva diventa vino, anche gli
individui si trasformano, riscoprendo la propria identità e il proprio valore all’interno della
comunità.
Un altro strumento fondamentale è la condivisione. Attraverso incontri di gruppo come il
circle time, gli ospiti hanno l’opportunità di esprimere apertamente emozioni e ostacoli
quotidiani, trovando nel gruppo un sostegno rispettoso e privo di giudizi. Un ragazzo,
durante un incontro, ha descritto questo momento come “liberarsi di un peso dallo stomaco”
dimostrando quanto il supporto reciproco sia essenziale nel processo di guarigione.
La gestione dei rapporti con l’esterno, in particolare con le famiglie, è altrettanto cruciale. Nei
primi sei mesi, i contatti familiari sono limitati per permettere agli ospiti di focalizzarsi su sé
stessi e sul proprio percorso di recupero. Questo periodo di distacco, tuttavia, è accompagnato da un supporto psicologico continuo rivolto ai familiari, per favorire una ripresa equilibrata delle relazioni.
In sintesi, la Comunità Lautari non è solo un rifugio, ma un luogo di resilienza, dove ogni
attività quotidiana diventa un atto di costruzione di un futuro migliore. Con il supporto di
operatori, psicologi e assistenti sociali, ogni ospite può lavorare quotidianamente per
diventare la versione migliore di sé stesso.


Gli alunni della classe 4B del Liceo economico sociale