Certo, Padana Green fa il suo lavoro, e insieme, ma questo è ovvio, pure il suo interesse. 

Tutto sommato è giusto che faccia così, anche perché ha fatto e sta facendo le cose a norma di legge. 

Se questo è vero, è anche vero che dà una certa sensazione di disagio sapere che, a Montichiari, c’è ancora chi vuole aprire un’altra discarica, anche se di rifiuti speciale non pericolosi. 

Una discarica con una potenzialità di 1 milione di metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi, di cui oltre 760.000 costituiti da rifiuti contenenti amianto.

Ripetiamo: a Montichiari, un Comune che, dal punto di vista ambientale, ha già dato; a Montichiari, un Comune dove, nei lustri passati, con cave, discariche & affini si è usato la mano pesante; a Montichiari, un Comune che, se si guarda al cosiddetto «fattore di pressione», non ha certo bisogno di un’altra discarica. Bastano già quelle che ci sono e ci sono state.

Epperò c’è ancora chi (ripetiamo, seppur legittimamente) pensa che a Montichiari un’altra discarica ci starebbe proprio bene, o comunque non ci starebbe troppo male. Ci riferiamo al progetto, presentato (ci par di ricordare) nel 2011 dalla succitata società Padana Green, che aveva ipotizzato una discarica per rifiuti speciali non pericolosi.

Roba «normale», in altri anni, in altri tempi, quando tutti (a parole) si dicevano contrari, molto contrari, ma poi andava a finire che le discariche si facevano, perché i miliardi facevano comodo (stiamo parlando di lire, ovviamente, la moneta che circolava prima del dell’inizio del Terzo Millennio).

Non più normale ora, dopo che questa parte della brughiera è stata letteralmente tartassata per anni.

Eppure c’è anche chi vorrebbe, sempre legittimamente, s’intende, aprire un’altra discarica.

Per fortuna questa volta il Tar di Brescia ha detto no alle «controdeduzioni» che Padana Green aveva avanzato nei confronti del parere di Regione Lombardia, che un paio di anni fa, o giù di lì, aveva detto no alla discarica.

In sostanza, i giudici del Tribunale amministrativo hanno ritenuto infondate le censure formulate da parte ricorrente, a cominciare da quella riguardante la localizzazione della nuova discarica: una localizzazione che andrebbe a pesare ulteriormente su un territorio che, come dicevamo poco più sopra, è già abbastanza devastato. 

Al punto che, a parte le aziende che fanno business, nessuno sente la necessità di devastarlo ancora un po’. 

MTM