Giurista e letterato, Albertano da Brescia, noto come Albertanus causidicus Brixiensis, è vissuto tra il XII e il XII secolo. Di lui non si conosce molto: molti suoi dati, infatti, sono desunti dall’esame delle sue opere o da registrazioni in atti pubblici.

Risulta sia stato iscritto al «collegio dei causidici» di Brescia, la corporazione dalla quale provenivano i magistrati del comune bresciano, di tradizioni guelfe. Per questo si ipotizza che abbia studiato all’università di Bologna intorno al 1215-1220. Sentì gli influssi del nascente movimento francescano a cui si ispirò nel corso della vita. Durante la lotta dei bresciani contro l’imperatore Federico II, che nel 1238 aveva cinto d’assedio Brescia, comandò la difesa di Gavardo. Il 26 agosto 1238 fu fatto prigioniero dagli imperiali e incarcerato a Cremona, città ghibellina. In carcere scrisse De amore et dilectione Dei et proximi, il primo dei suoi lavori filosofici che dedicò ai suoi tre figli Vincenzo, Stefano e Giovanni degli Albertani. Liberato pochi mesi dopo, tornò a Brescia. Nel 1243 si recò a Genova come assessor, cioè consulente legale del podestà Emmanuele Maggi, bresciano. Non si hanno più notizie documentate su di lui dopo il 1253.

Di lui ricordiamo anche il Liber Consolationis et consilii, nel quale si narra di un delitto: «Un giovane chiamato Melibeo, uomo ricco e potente, lasciò la moglie e la figlia, che molto amava, in casa e, chiusa la porta d’ingresso, se ne andò altrove a divertirsi. Avendo visto ciò, tre suoi vicini e antichi nemici, poste delle scale ed entrati attraverso le finestre, picchiarono violentemente la moglie di Melibeo, di nome Prudenza, e, dopo aver inferto alla figlia cinque piaghe, agli occhi, alle orecchie, alla bocca, al naso e alle mani, se ne partirono, abbandonandola mezza morta».

A tale vicenda è ispirato un romanzo del bresciano Enrico Giustacchini«Il giudice Albertano e il caso della fanciulla che sembrava in croce», nel quale la soluzione del delitto è affidata proprio all’acume, alle conoscenze filosofico-letterarie e alle capacità deduttive del giurista e scrittore bresciano. 

Dopo questo primo romanzo, Giustacchini, che da «giovane» insieme con il fratello Andrea e Johm Comini faceva l’attore nel Teatro Poetico di Gavardo, ha pubblicato altri cinque romanzi con lo stesso protagonista: «Il giudice Albertano e il caso dell’uomo pugnalato fra le nuvole», «Il giudice Albertano e il caso dei colori assassini», «Il giudice Albertano e il caso della scala senza fine», «Il giudice Albertano e il caso del giardino invisibile» e «Il giudice Albertano e il caso del numero perfetto».

Giustacchini, insomma, ha fatto quello che Camilleri ha fatto con il suo (per il momento) più famoso commissario Montalbano. Con ottimi risultati, tant’è vero che, oltre al Club Albertano, che ha sede nella libreria Mirtillo di Montichiari, è nato pure un concorso: “Scrivi tu una storia del giudice Albertano”.

Chi volesse partecipare con uno scritto inedito può mandare il suo lavoro (minimo 7.000 battute, massimo 15.000), entro il 31 dicembre, alla seguente mail: clubalbertano@gmail.com.

MTM