Qui se non piove si mette male. Lo sanno bene i contadini, che, in queste settimane a cavallo tra marzo e aprile, sono alle prese con la semina del mais. Un bel problema, perché nella Bassa l’agricoltura e l’allevamento sono una delle voci principali dell’economia. Poca acqua significa poco raccolto. E se alla penuria di acqua aggiungiamo la crisi internazionale, che di fatto blocca le importazioni dall’Ucraina (che, ricordiamocelo, viene etichettata come «il granaio del mondo»), si può ben affermare, come dicevano i nostri progenitori, mala tempora currunt.

Della «non abbondanza» di acqua possono rendersi conto anche i manerbiesi che di mestiere non fanno i contadini: basta che guardino il Mella, per capire che l’acqua non è certo a livelli eccelsi. E il Mella è una bella cartina al tornasole… Secondo Arpa, che ovviamente tiene monitorata anche la situazione idrica, solo a Brescia mancherebbero all’appello 150.000 di metri cubi di acqua. E visto che non piove, la situazione non può che peggiorare.

Certo, per i cittadini «normali» la mancanza di acqua non è un grande problema: le belle giornate fanno sempre piacere; e se non c’è acqua, la si prende al supermercato. Ma per i contadini, e tutti sanno quanti ce ne sono anche a Manerbio, è una tragedia. No acqua, no produzione. E il rischio di fallire è dietro l’angolo, soprattutto se si tiene conto dei costi dell’energia, il cui prezzo è volato alle stelle.

Che fare per uscire dall’angolo? C’è una soluzione attuabile? Una proposta, che è meno peregrina di quello che potrebbe sembrare di prim’acchito, è arrivata da Coldiretti, che, preso atto della situazione che si annuncia drammatica, ha ipotizzato di realizzare una rete di bacini di accumulo dell’acqua, a cui attingere nei momenti di crisi come questi. Bacini, sia chiaro, a basso impatto paesaggistico: insomma, grandi vasche, o qualcosa del genere, non costruite in cemento, ma… al naturale. Piccoli laghetti, per intenderci, magari da realizzare là dove ci sono cave esistenti ed esaurite. Laghetti che potrebbero fungere da riserva di acqua, che potrebbe poi essere distribuita all’agricoltura, ma se serve anche ai cittadini, quando serve.

Immaginiamo le obiezioni: eh, ma così si deturpa l’ambiente. Vero, verissimo. Ma in certi casi bisogna guardare al male minore. Meglio aumentare di qualche punto percentuale l’utilizzo del (purtroppo) già tartassato ambiente o far fallire le nostre aziende? Del resto, anche Draghi e il governo dei migliori (?) hanno ipotizzato che, vista la crisi di energia che rischia di mandare tutto a carte quarant’otto, per un determinato periodo si potrebbero riaprire le vecchie (e inquinanti) centrali a carbone.

Non stiamo dicendo che l’idea di Coldiretti è da sposare tutta e subito. Però, se non piove, un pensierino per trovare una soluzione bisognerà pur farlo… MTM