Due belle notizie. Anzi, una notizia che però è bella… due volte.

Cominciamo col riferire che, nell’ambito di un progetto nazionale, che ha il dichiarato obiettivo di sostenere le librerie, il Ministero della Cultura, guidato pro tempore da quel volpone di Dario Franceschini (volpone in senso buono: un ex Dc uno che di politica ne capisce assai) ha deciso di assegnare al Comune di Manerbio un bel pacchetto di soldi, espressamente destinati all’acquisto di libri. Stiamo infatti parlando di 9.000 euro. Che, visti i temi, non sono pochi.

Già qui ci sarebbe da fare un plauso agli amministratori, perché bisogna sapere che 9.000 euro erano la cifra massima che si potevano ottenere. Chiediamoci allora perché Manerbio s’è portato a casa il malloppo completo. Il fatto è che il contributo veniva assegnato in proporzione al patrimonio posseduto da ogni singola biblioteca. Dal momento che, soprattutto nel 2021, ma non solo, l’acquisti dei libri in quel di Manerbio ha fatto registrare una bella crescita (stiamo parlando di un aumento di quasi il 300%), ecco spiegato il motivo del perché questo Comune della Bassa ha avuto diritto a una bella fetta di finanziamenti (praticamente l’importo massimo) da parte del Ministero della Cultura. Comprensibile la soddisfazione di Fabrizio Bosio, assessore alla Cultura, e di Diego Peli, che, in qualità di assessore al Bilancio, aveva allargato il cordone della borsa comunale, dando così il via a questa positiva serie di situazioni che ha portato ad incassare i succitati 9.000 euro.

Dicevamo che le belle notizie erano due: dove sta la seconda? Sta nel fatto che, mentre la normativa di riferimento prevedeva che almeno il 70% dei soldi ricevuti fosse spesi nelle librerie del territorio, gli amministratori di Manerbio hanno pensato di aumentare la percentuale, portandola dal 70 al 100%. In pratica, hanno pensato di spendere tutti i 9.000 euro ricevuti nelle attività commerciali locali. Scelta oculata e condivisibile, che consente di aumentare il numero dei libri a disposizione della biblioteca e, nel contempo, dà un po’ di ossigeno alle attività commerciali del paese, che ancora si stanno riprendendo dalla gran botta della pandemia.

Certo, 9.000 euro non sono la fine del mondo. Vero. Però è anche vero che vanno ad aggiungersi ad altri aiuti che il Governo e il Comune hanno messo in campo nei mesi del Covid. E poi vale sempre e comunque quello che, saggiamente, dicevano i nostri anziani: «Pötòst è niènt, l’è mèi pötòst». MTM