Oggi più che mai prima d’ora – e fortunatamente – i tempi sono maturi per una nuova riflessione sulla violenza di genere, sia essa diretta, come troppo spesso dolorosissimi eventi di cronaca dimostrano, contro donne, sia contro gli uomini. Le belle parole, come sempre del resto, non bastano: ciò che davvero urge è un’azione convinta, sincera e decisa funzionale a rimuovere la radice malvagia del male – e la pretesa della sua giusta causa – dalle menti e dall’animo di ciascuno di noi. Questi sono, parafrasando, gli elementi che, da alcuni mesi a questa parte, hanno ispirato l’azione dell’avvocato clarense Silvia Lancini, la quale, in collaborazione con la psicologa clinica Monica Ghidini e altri professionisti, ha dato vita, all’interno del proprio studio, al progetto denominato “Albero della vita”, mettendo a disposizione le proprie competenze per fungere da “porto sicuro” per tutti coloro che sono vittime di violenze.

Avvocato, quando è maturata in lei l’idea di creare questa particolare realtà?

Dopo un periodo come assistente parlamentare, durante il quale, da tecnico, ho avuto modo di approfondire alcuni dossier sull’argomento, quella che era stata la mia esperienza come avvocato s’è presto arricchita di una nuova missione: prestare soccorso e aiuto, completamente gratuito, a coloro che fossero vittime di violenza. Nel vivere quella particolare e stimolate esperienza al servizio delle istituzioni, mi sono resa conto di quanti episodi si sarebbero potuti evitare, o quanto meno mitigare, se coloro che li stavano subendo fossero stati immediatamente e fattivamente aiutati. Di qui, dunque, il mio impegno ormai quotidiano.

Nella vostra realtà è presente un professionista legale e una psicologa: in che modo pensa che queste due professioni possano integrarsi in quest’ambito?

Sicuramente fungendo da duplice sponda a coloro che soffrono per tutelarli al meglio, sia sotto il profilo giudiziario e degli strumenti che un’attuale legislazione più oculata mette finalmente a disposizione, sia per quanto concerne un percorso volto a superare il grave trauma insorto a seguito di episodi di violenza, affidandosi ad una preparata professionista come la dott.ssa Ghidini e agli strumenti offerti dalla sua esperienza. Si badi, con “violenza” non mi riferisco soltanto a casi di stupro o abuso, ma anche di stalking, abuso di potere e, in generale, rapporti in cui la parte che si ritiene “più forte” agisce in modo tale da annullare i diritti e le prerogative del prossimo, sia esso il partner, un figlio o altri.

La sua esperienza da avvocato esperto in diritto della famiglia, senza dubbio, l’ha “avviata” lungo questo percorso. Prima, tra le sue parole, ha citato il tema della sensibilizzazione del legislatore in merito a questa tematica. Pensa che le norme attuali siano sufficienti?

Adeguate, ma non sufficienti. Mettiamola così: siamo sulla buona strada, ma ancora molto deve essere fatto. In tutti questi anni ho notato che tutte le vittime, o comunque gran parte, una volta avvenuto l’episodio di violenza, non sapessero esattamente come muoversi per tutelarsi al meglio. Ecco, il nostro progetto nasce proprio con questo fine: educare, sensibilizzare e rendere chiaro a tutti quali siano i passaggi più importanti da compiere per poter godere di una piena tutela, tale da evitare che simili casi si ripetano, magari nel medesimo contesto familiare, o che, addirittura, si risolvano in peggio.

Come percepisce la situazione sul nostro territorio?

Fare un’analisi ristretta è sempre un rischio. Mi sento di confermare che i tanti episodi di cui tutti i giorni siamo testimoni – vuoi oculari, vuoi attraverso i media – si somigliano in ogni dove. Ecco perché i cicli di incontri che andremo a promuovere nascono proprio nell’ottica di dare occasione a tutti di esprimersi liberamente. Per noi è essenziale conoscere, sia per prevenire, sia tristemente per “curare”, parafrasando il celebre detto, e chi più della società civile può darci questi strumenti? Tanto le grandi città quanto i piccoli centri, come episodi avvenuti in questi anni anche qui, tra la Bassa e la Franciacorta, hanno dimostrato, il pericolo è presente, reale, così come sono altrettanto presenti delle importanti opportunità di crescita personale e sociale, indirizzate a chiunque.

Da ultimo, dalla sua posizione di testimone privilegiata, quale pensa sarà il trend dei prossimi anni rispetto all’incidenza di tali episodi di violenza?

Ahimè, devo confessare, credo che sarà molto difficile registrare una diminuzione nei prossimi tempi. La nostra società e, mi sento di dire, la nostra stessa cultura ha bisogno di maturare ancora moltissimo, di prendere coscienza della gravità di tali situazioni e della necessità di produrre in ognuno, vuoi attraverso l’educazione, vuoi con la sensibilizzazione, un vero e proprio mutamento antropologico. Non deve più sembrare normale o semplicemente sbagliato che una parte prevarichi l’altra: deve a tutti gli effetti diventare, grazie all’impegno congiunto di ogni professionista e persona, sempre e ogni giorno inaccettabile.

Per informazioni e necessità è possibile contattare lo studio al numero 338 164 7206 oppure all’indirizzo mail s.lancini@icloud.com.

Leonardo Binda