Eccomi nella nostra piazza principale, come sempre bella, ampia, ricca di fascino e di storia. Sto aspettando l’autobus che mi conduca nelle sue altrettanto belle, attrattative frazioni, queste orgoglio della capitale franciacortina e siccome l’attesa si sta rivelando lunga, lunghissima, forse infinita, meno male che nel frattempo posso godere di cotanta bellezza architettonica che mi circonda. Non solo, stazionare in codesta inverosimile stazione è pure un’imperdibile occasione per incontrare persone che già si conoscono come d’altronde fare nuovi incontri, tutto per ingannare il tempo, in attesa di questo benedetto autobus che pare non arrivare mai. “Ciao, cosa stai facendo qua in piazza, che mi sembri un’anima in pena?” mi chiede un vecchio amico che sta passando anch’egli di qua. Rispondo che attendo l’autobus che mi consentirà di raggiungere le nostre mirabili frazioni senza l’ausilio di auto o moto propria (pensando anche a chi non possiede né una né l’altra) con conseguente nonché apprezzabile riduzione di inquinamento, ricerca di parcheggio, ecc. nonché, dulcis in fundo, con la bella prospettiva di potersi relazionarsi con i propri concittadini. “Aspetta e spera!” replica l’amico, “Guarda che stai aspettando l’autobus che non c’è, vuoi vedere che tra tre ore ti ritrovo ancora qua?”.
Che delusione aver conferma in tal brusco modo di come contavo su un’illusione, un bel sogno ma nulla più. Tuttavia, anche i sogni all’apparenza più irrealizzabili possono un giorno tramutarsi in realtà, con buona soddisfazione di coloro che ci hanno sperato e fatto affidamento, però perlomeno a due condizioni: prima bisogna svegliarsi, cosicché, dopo averne valutato costi e benefici (non tornare ad appisolarsi) iniziare a metterli in pratica. Volete mettere la soddisfazione di riuscire un giorno a salutare con la mano il mio disilluso amico dal finestrino dell’autobus non più fantomatico e magari elettrico, esclamando felice: sto andando per le frazioni non più “frazionate” e son partito pure in perfetto orario!”. Sono sicuro risponderebbe “Aspetta, vengo anch’io!”.

Giuseppe Agazzi