Lo spettro della peste suina torna ad incombere sul comparto zootecnico italiano.

Ad accertare i primi casi della Peste Suina Africana sono state, lo scorso settembre, le autorità tedesche che, a fronte di alcuni controlli, hanno riscontrato elementi provanti la presenza dell’infezione nella carcassa di un cinghiale nei pressi del confine tra lo stato germanico e la Polonia. 

Da subito, in tutto il mondo, è scattata l’allarme, presto recepita in Italia dalle principali associazioni di categoria, subito mobilitatesi al fine di mettere in atto tutte le azioni necessarie al fine di evitare che la malattia possa espandersi fino ai nostri allevamenti nazionali. concentrati per lo più in nord Italia ed in particolare in Lombardia. 

Di tale malattia virale conosciamo già i devastanti effetti nel comparto zootecnico: pur non essendo trasmissibile all’uomo, la peste suina colpisce con una particolare violenza gli animali che infetta, portandoli alla morte in pochi giorni e rischiano di mettere ancora più in difficoltà un settore che ha già pesantemente risentito l’instabilità dovuta al periodo pandemico. 

“Nel mondo attualmente più di 50 Stati sono stati colpiti dalla PSA che ha causato la perdita di oltre 7 milioni di animali solamente in Asia. FAO  e OIE hanno lanciato un’iniziativa per il controllo globale della Peste Suina Africana proponendo a tutti i Paesi l’adozione di una serie di interventi mirati, come quello del controllo della presenza di cinghiali che possono veicolare il contagio” si legge in un comunicato di Confagricoltura; sullo stesso tono anche la Coldiretti “considerata dunque la facilità di trasmissione il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese e per la pubblica amministrazione, con costi di decine di milioni di euro per procedere ai necessari interventi di prevenzione”. 

Non resta che attendere le misure che il Governo intende varare e sperare che il pericolo possa essere al più presto isolato e debellato. 

Leonardo Binda