25 Novembre: “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. È proprio in questo giorno che il comune di Rovato, nelle persone dell’assessora Elena Belleri e della responsabile ufficio Pubblica Assistenza Annalisa Andreis, ha voluto organizzare una serata particolare di sensibilizzazione dove, attraverso la musica, fosse approfondito il grave dramma sociale della violenza contro le donne. Quest’ultimo, purtroppo, un fenomeno sociale in aumento nel nostro Paese.

L’assessora Belleri ha aperto la serata con i ringraziamenti e con un messaggio forte che vogliamo riportare: «Come Amministrazione Comunale abbiamo voluto fortemente questa serata in questo giorno particolare per dire che Rovato c’è e dice NO alla violenza sulle donne! Le istituzioni comunali, i servizi sociali, con tre assistenti sociali, sono disponibilissime a dare una mano a tutte le donne che non hanno il coraggio di denunciare. Siamo uno dei pochi comuni ad avere a disposizione anche un appartamento per l’accoglienza di donne vittime di violenza ed anche i loro figli. Vorrei ricordare a tutte le donne che si sentono in difficoltà, di non aver paura e di venire in comune, rivolgersi ai servizi sociali, in quanto abbiamo creato anche una rete con Daphne (centro antiviolenza) e collaboriamo con le forze dell’ordine. Ricordate che la violenza non passa e, se un uomo vi mette le mani addosso, quello non è sicuramente amore. Va inoltre insegnato il rispetto ai bambini che saranno gli uomini e le donne del futuro. Dobbiamo quindi “dire NO!” alla violenza sulle donne, ma non solo: anche a quella sui bambini, sugli anziani e sui disabili!».

Il progetto “Meravigliosa” (da un’idea di Laura Angeletti e Victoria Leoni) si pone il fine di partecipare alla campagna di sensibilizzazione di tematiche sociali urgenti, attraverso la grande forza comunicativa della musica. Ogni canzone è prodotta in collaborazione con un artista adatto ad interpretare i testi in base alle tematiche trattate.

Per affrontare il tema della serata non poteva essere più adatta la canzone “Fermati”, interpretata dalla bravissima Marvy (Maria Vittoria Mazzoli). “Fermati” tratta il tema della violenza domestica ed è stato la colonna sonora di importanti eventi nazionali. Il brano, dapprima interpretato nella sua interezza, è stato poi ripreso e cantato da Marvy strofa per strofa. Tra una e l’altra sono state poste domande specifiche sul tema della violenza alle ospiti presenti.

Victoria Leoni, produttrice musicale, spiega come finora siano state prodotte tre canzoni: “Lilly – l’’amore non c’è” contro la violenza psicologica, “Fino alla luna” che tratta la violenza assistita dai bambini e “Fermati”. La musica viene quindi utilizzata come strumento di comunicazione in quanto può entrare nel tessuto sociale molto meglio rispetto alle sole parole. La violenza è un argomento che va trattato culturalmente, iniziando dalla cultura del rispetto, in particolar modo partendo dai giovani; la musica è sicuramente lo strumento più adatto a questa fascia d’età.

L’autrice dei testi di “Meravigliosa”, Laura Angeletti, racconta di aver scritto le canzoni per la voglia concreta di fare qualcosa contro questo problema. «Abbiamo pensato che la musica aiuti a sensibilizzare meglio perché arriva direttamente alle emozioni ed al cuore delle persone – continua dicendo – “Fermati parla di femminicidio” e vuole trasmettere alle donne la speranza di poter dire basta, di potersi confidare e di denunciare».

La dott.ssa Michela Marini della “Rete antiviolenza Daphne”, ha spiegato come la loro organizzazione possa aiutare le donne che vi si rivolgono a percorrere tutte quelle tappe essenziali per poter denunciare le violenze. Ciò è possibile grazie al fatto che vi sono delle avvocate civiliste e penaliste e che possono guidarle su tutti gli aspetti legali. La via emergenziale, grazie anche al numero nazionale anti-stolking 1522, permette di intervenire rapidamente; a questo numero rispondono operatrici h24 che possono attivare la procedura del “Codice Rosso” grazie al contatto diretto con le forze dell’ordine ed il pronto soccorso della zona.

L’ispettrice della questura di Brescia, Francesca Pollonaro, con un’esperienza pluriventennale alle spalle, ha spiegato quali misure vengono utilizzate a fronte di una denuncia e di come si possa davvero proteggere la donna dal suo maltrattante. La cosa fondamentale è la denuncia ma, purtroppo oggi, solo il 30% delle donne che subiscono abusi dichiara di aver subito violenza. 7 donne su 10 non denunciano e non ne parlano, anche a causa di una sorta di “vergogna sociale”. Sono ormai 20 anni che leggi consentono alle forze dell’ordine di intervenire, sempre prima, in via preventiva ed emergenziale (grazie alla legge denominata “Codice Rosso”). Altra cosa importante sono i bambini: la violenza assistita è pari alla violenza subita. I bambini che crescono in questi contesti rischiano, una volta adulti, di divenire uomini violenti o donne disposte a tollerare ogni sorta di abuso. Non sono quindi le leggi che non funzionano, ma di fatto manca la disponibilità a volersi far aiutare. C’è la possibilità preventiva di richiedere un ammonimento che è una segnalazione che consente di far sapere al violento che la situazione è monitorata. Uno strumento utile può essere inoltre l’applicazione “Where are You 112”, per segnalazioni urgenti e che prevede anche il tracciamento della posizione nel caso non si possa parlare. Per gli uomini violenti esistono associazioni come “Il cerchio degli uomini” che consentono ai maltrattanti di seguire un percorso specifico che li porti ad una presa di coscienza del loro grave comportamento ma, ad oggi, non è possibile obbligare un maltrattante a parteciparvi.

L’ educatrice della casa di reclusione di Verziano, dott.ssa Silvia Frassine, ha portato la sua testimonianza sulle donne detenute, che in realtà rappresentano una piccola percentuale (solo il 6% ) della popolazione carceraria. Hanno sempre una grande sofferenza con storie molto difficili alle spalle. Spesso, oltre ad essere autrici di reato, sono state vittime di organizzazioni o coinvolte nei reati dai loro uomini. L’istituto di pena può mettere a disposizione degli strumenti che le possano aiutare a livello della loro indipendenza; spesso cose fondamentali, come l’istruzione ed il lavoro. È possibile studiare, con percorsi che vanno dalla scuola dell’obbligo fino all’università. Il lavoro consente loro di arrivare ad una indipendenza economica in quanto, per questo aspetto, normalmente dipendono dagli uomini. Vengono svolte azioni anche nei confronti degli uomini maltrattanti con attività di sensibilizzazione, di presa di coscienza e di cura.

Daniela Bianchi, autrice del libro “Rum & Miele”, è stata anche lei è stata vittima di violenza e, come testimone diretto, esorta le donne a denunciare ad avere il coraggio di uscire da quella paralisi emotiva che impedisce di reagire. Il suo messaggio è: «In caso di violenze, denunciate e non abbiate paura; non dovete vergognarvi!».

La serata si è chiusa con le “Alea Live”: Alessandra Dresda ed Elisabetta Filippini hanno cantato “Lilly – l’amore non c’è”, un brano che parla dello sfruttamento e della tratta della donna e degli esseri umani. Sono stati poi eseguiti altri brani inerenti i temi dell’amore e della speranza.

Il femminicidio resta un grave problema sociale. Quando viene uccisa una donna, viene uccisa una mamma, una sorella, una figlia; una violenza che va combattuta insegnando ai nostri figli la cultura del rispetto e della non violenza. Un fenomeno sociale complesso quindi, che vede entrare in gioco molti attori (forze dell’ordine, avvocati, psicologi, magistrati, istituzioni territoriali); non esiste una soluzione magica, ma la prima cosa da fare è sicuramente denunciare; in molti casi aspettare potrebbe essere troppo tardi.

Emanuele Lopez