E’ con grande affetto che vogliamo ricordare il nostro concittadino Arturo Pontoglio scomparso il 21 marzo all’età 64 anni lasciando nel dolore la famiglia, i parenti, gli amici, i colleghi ed i concittadini della frazione Duomo.
Con realismo lo possiamo definire un vero e proprio eroe dei nostri tempi: persona semplice, riservata, umile, di buoni principi, marito esemplare accanto alla moglie Lucia; padre sempre presente per le figlie Valentina e Federica, lavoratore benvoluto da tutti i colleghi della Valdigrano, azienda in cui lavorava ancora a pochi mesi dalla pensione.
Lo scorso 13 marzo, mentre era in casa, ha perso la sensibilità alle gambe non riuscendo più a muoverle; portato con urgenza all’ospedale Civile di Brescia, gli è stato rilevato un aneurisma sopra una precedente protesi aortica, che impediva il flusso di sangue alle gambe. Operato d’urgenza, pur essendo grave la sua situazione ma avendo avuto successo l’intervento, i medici avevano prospettato una ripresa non facile ma comunque positiva. Dopo un paio di giorni, purtroppo, l’aggravamento a causa di una improvvisa setticemia e, conseguentemente, la sua scomparsa.
Una vita non facile la sua: rimasto orfano di padre a soli dodici anni, ha vissuto con la madre, uno zio e la moglie di quest’ultimo, che si sono presi cura di lui, fratello maggiore, del minore di nove anni e del più piccolo, arrivato ben due mesi dopo la morte del papà.
Precedentemente colpito da un aneurisma all’aorta all’età di 34 anni, era sopravvissuto per miracolo grazie ad un intervento d’urgenza presso l’ospedale Civile di Brescia. L’evento gli diede non pochi problemi ma, con grande coraggio, Arturo si è ripreso affrontando tutte le difficoltà di salute (ma restando comunque invalido) e rinascendo, per dirla con le sue parole, a nuova vita.
Dopo aver lavorato per alcuni anni presso un noto mollificio rovatese, a seguito dell’incidente accaduto, rimase per ben sei anni senza lavoro. Fu per lui un periodo davvero duro e difficile, che si risolse con l’assunzione presso il pastificio Valdigrano. Da quel momento rinacque anche interiormente, tornando a sentirsi di nuovo utile e pieno di energie.
«E’ sempre stato una persona silenziosa, operosa, che non manifestava mai i propri problemi fisici e le difficoltà che l’invalidità inevitabilmente gli causava», ricorda la moglie Lucia.
Padre sempre presente, che non ha mai fatto mancare nulla alla famiglia e alle figlie delle quali era molto geloso e orgoglioso anche per il fatto che avessero continuato gli studi con ottimi risultati.
Qualche giorno prima del ricovero, sua figlia Federica gli aveva comunicato che si sarebbe laureata in lingue presso l’Università di Bergamo verso la fine di marzo; purtroppo non è riuscito a condividere con lei questo importante traguardo, raggiunto a pieni voti con coraggio nonostante la morte del padre avvenuta qualche giorno prima.
Tra le sue passioni, la cura dell’orto, le attività della campagna come preparare il salame; era inoltre tifoso sfegatato dell’Inter, squadra che seguiva con grande entusiasmo e passione e di cui in questi giorni sarebbe andato fiero per la vittoria dello scudetto. Negli ultimi tempi aveva anche comprato la sua prima auto nuova (ne aveva avute sempre di usate) che, purtroppo, ha potuto utilizzare solo una volta.
«Nonostante il grande dolore per la sua scomparsa – queste le parole della moglie Lucia e della figlia Valentina – per noi è una grande consolazione e una gioia sapere che una parte di Arturo continuerà a vivere in qualcun altro grazie alla donazione delle sue cornee, che hanno consentito ad una persona di poter tornare a vedere il mondo. Vogliamo pensare che, colui che le ha ricevute, possa essere un genitore che possa ancora guardare i propri figli con l’affetto e l’amore con cui lui guardava noi».
L’AIDO Rovato, nella persona della presidente Giusi Buffoli, ha voluto evidenziare il grande gesto d’amore compiuto dalla famiglia in questa tragica circostanza. La donazione era un tema caro ad Arturo e a tutta la famiglia, essendo la figlia Valentina donatrice AVIS, AIDO e ADMO ed avendo avuto uno zio che, morto nel 2006 per emorragia cerebrale, aveva donato fegato, reni e cornee.
«Vogliamo ringraziare di cuore chi ci è stato vicino in questo periodo: in particolare la comunità del Duomo, gli amici, i colleghi e tutti coloro che hanno partecipato al funerale. Un ringraziamento particolare al datore di lavoro Flavio Pagani e alla sua famiglia per la profonda espressione di affetto e la vicinanza mostrateci. Siamo molto orgogliosi del ricordo positivo che ha lasciato in così tante persone e del fatto che, con la sua donazione, un’ altra vita possa proseguire in un modo migliore». Questo il messaggio dei famigliari rivolto a tutti coloro che hanno condiviso il dolore per questa grande perdita.
Emanuele Lopez