Ha il sapore metamorfico, immaginifico e creativo dell’omonima opera ovidiana la mostra organizzata, nelle scorse settimane, nella straordinaria Soncino. Frutto maturo dello stimolo di un fotografo “di gran carriera” come Francesco Premoli, la collettiva, proposta ad un vasto pubblico dalla Photo School del borgo “rivale”, uno dei più belli d’Italia, con il patrocinio comunale, ha riscosso un successo che è stato capace di superare le più rosee aspettative, confermando il peculiare interesse del piccolo e grande pubblico per un’arte così unica, tanto disponibile quanto inafferrabile, come la fotografia. Un concentrato di esperienze, visioni, prospettive e realizzazioni, tale da cogliere, nel sublime spazio espositivo dell’ex filanda, all’ombra misteriosa e sublime della rocca sforzesca, lo stimolo di un’imperitura provocazione, insito esito dell’ingegno umano, come rendere visibile l’invisibile, reale l’irreale, materiale l’immateriale. Insieme a Premoli hanno esposto anche molti suoi “figli d’arte” e figure che, a vario titolo, hanno avuto modo di avvicinarsi a questo mondo e, come per le navi con Cariddi nell’epica e mitologia classica, ne sono stati inghiottiti: Gianpaolo Bertani, Enrico Consolandi, Patrizia Coti Zelati, Luca Dalbeni Dondoni, Sara Della Noce, Gloria Festa, Daniela Marchionni, Ilde Massari, Tijana Mijailovic, Gianluca Moro, Guifo Saini e Demis Gabriele Sivalli.

«Questo progetto, un crescendo di forme e disegni, nasce dalla fusione fra le arti del bodypainting e della fotografia vintage sul corpo umano, dove esprime la massima concentrazione sulla vita della pellicola – ha commentato Premoli – La mia visione è nata dall’idea di rappresentare la fotografia sul corpo delicato e sensuale di una donna, rappresentata in modo perfetto con stile ed eleganza, dove la forma della fotografia trova il suo spazio creativo».

Momento di particolare impatto è stata, poi, la serata del 29 marzo quando l’estro creativo è entrato nel vivo, squadernando le proprie pagine d’impegno e maestria agli occhi di tanti curiosi, appassionati o semplici esteti, amanti della bellezza più genuina. In tale occasione, infatti, l’artista Francesca Guarneri, demiurgo metamorfico dei corpi femminili, ha dato prova della sua unica abilità di “body painting” – di “pittura corporea”, per offrire una traduzione, benché, forse, semplicistica – sfruttando come “tela” il corpo della modella Lucia Butti. “Visioni dell’arte”, questo il titolo del progetto, che ha già incassato il plauso di importanti critici, e del quale non resta che attendere, sempre più curiosi, le prossime evoluzioni.

Leonardo Binda