Ebbene, per la prima volta nella sua storia la Fiera, quest’anno, salterà il suo consueto appuntamento. Avevamo già narrato di come, molti anni fa, si pensò di far sì che questa manifestazione divenisse un appuntamento biennale e di quanto la popolazione orceana ne fosse contraria.

Orzinuovi è Fiera. Un motto azzeccato, un po’ sensazionalistico forse, ma in fondo assai veritiero. L’inizio degli anni duemila è stato scandito da una crisi, interna ed esterna alla Fiera. L’avvento di internet, dell’e-commerce, dei cataloghi online e della spesa intelligente è stato un colpo fatale per molte rassegne simili a quella orceana. Ciò che è rimasto vivo, e si spera mai potrà scomparire, è l’aria della festa, di quella sagra popolare che ogni fine agosto richiama in città moltissime persone che cercano un momento di svago e di divertimenti. 

In quegli anni la Fiera perderà una delle caratteristiche che l’avevano fino a quel momento caratterizzata, ossia l’ingresso a pagamento, divenendo e restando fino ad ora gratuita per tutti coloro che vi volessero accedere. Nasce sempre in quel periodo anche la società Orceania, che diverrà l’ente gestore della rassegna e che, riprendendo in parte la tradizione del passato, cercherà di trovare delle soluzioni innovative per dare un volto nuovo, più adatto ai tempi, alla manifestazione più amata del paese. Non sono anni semplici: la crisi economica globale, la mancanza di risorse della pubblica amministrazione e la fine dell’avventura di molte attività sul territorio ha messo in difficoltà la rassegna che, in ogni caso, ha saputo essere sempre presente. 

Quest’anno, incredibile ed osceno sotto molti aspetti, ha messo dinanzi a tutti, siano essi governanti o cittadini, l’amara verità di una impotenza a cui da decenni non siamo più avvezzi. L’emergenza Coronavirus ha imposto uno stop a questa manifestazione, privando la comunità di un appuntamento per decenni irrinunciabile. 

E come sarà il futuro?

Cosa ci si deve aspettare dalla Fiera di domani?

Il Mondo, così come accaduto in passato, è sempre cambiato e così sarà anche per le Fiere che ci attendono. 

Si adeguerà, silente e statuaria come è sempre stata, allo sviluppo della tecnologia, all’incontro con nuovi mercati e settori merceologici, alla scoperta di nuove frontiere che i suoi cittadini stanno contribuendo a conoscere. Diverrà un luogo di dialogo, perché il parlarsi faccia a faccia non sarà mai come farlo attraverso uno schermo, farà nascere nuove idee ed ispirazioni e concederà a tutti un po’ di quella sua caratteristica euforia nell’attenderla e viverla. 

La Fiera, in fin dei conti, non siamo altro che noi, la nostra voglia di vivere, di divertisti, di passare qualche giorno con il pretesto per non darsi degli orari, dei limiti o delle convenzioni di cui le nostre giornate sono ormai così colme. 

Ognuno, credo, darà la risposta che preferisce: la Fiera è sempre soggettiva.

Non ne esiste un senso comune, aulico o eroico, ma solo il semplice e umanissimo desiderio di qualche fugace sorriso in compagnia. 

Leonardo Binda