Uno stile di vita originale, un bagaglio di esperienze già oltremodo consistente nonostante i soli 27 anni d’età e un entusiasmo per il bello che costituisce forse il filo rosso della sua esistenza, costantemente lontana dalla routine e dall’abitudinarietà: Pietro Augusto Chiarini, da Montichiari, è oggi in Laos una delle più attive menti del mondo del marketing e dell’interior design. Ma come nasce questa passione per il piccolo Paese dell’Estremo Oriente che fu colonia francese fino al 1949? Tutto parte dalla laurea magistrale in “Politiche Europee ed Internazionali” conseguita nell’Università Cattolica di Milano con una tesi relativa alle relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e il Laos appunto, focalizzata in particolare sul periodo della cosiddetta “Guerra Segreta” che dilaniò la nazione tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del secolo scorso, lavoro a cui ha fatto seguito la partecipazione a un bando per la compilazione di tesi all’estero proprio nell’Université Nationale laotiana nel 2019. Pietro, che può vantare anche il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito Civile di Savoia, frequenta il Laos dal 2017, anno che lo ha visto impegnato in un campo di volontariato internazionale sotto patronato reale tailandese nella provincia di Chiang Rai: “Da qui – spiega – la lettura del libro ‘Un indovino mi disse’ di Tiziano Terzani mi ha convinto a lasciare il campo e attraversare la frontiera dopo la scenografica inversione del senso di marcia, quindi la navigazione sul Mekong per due giorni per arrivare quindi a Luang Prabang dove si è posato il mio cuore e da dove non si è più distolto”. Grazie all’esperienza acquisita Pietro, che vive nella capitale Vientiane, oggi promuove attraverso la sua pagina Instagram @grandlaos le bellezze, la cultura, l’originalità di questo Paese, una sorta di guida agli indirizzi più esclusivi e ricercati per entrare a fondo nella cultura del territorio. “Tengo a precisare – specifica – che non ho lasciato l’Italia né per disprezzo né per problemi occupazionali, ho solo bisogno di vivere lontano, scoprire, imparare. Avrei potuto benissimo continuare a Washington dove ho vissuto per qualche tempo, ma non faceva per me. Io sono tagliato per l’Oriente e sono qui perché per me è casa, non mi piace definirla trasferta lavorativa. Tutta la mia vita, secondo il mio pensiero, è un viaggio e anche ciò che sto facendo ne è parte. Certo, mi mancano Montichiari, mamma e papà ma per me questi 10.000 km sono annullati”. Il ritorno in Italia, prossimamente, potrebbe riservare altre emozioni a Pietro: “L’idea è quella di prendere la Transmanciuriana e quindi la Transiberiana, tratta che ho già percorso in direzione Ovest-Est nel 2015”. Tornando all’attività professionale, nei suoi progetti c’è la possibilità di realizzarsi in un’istituzione internazionale o come creatore di ‘contenuti’: “Sto lavorando per portare avanti entrambi le possibilità. Per me la vita non è mai stata a senso unico: anche da studente ero travolto dalle passioni, non è mai solo il libro da studiare, solo il progetto di marketing da presentare, tutto è mille altre cose. Tra l’altro proprio recentemente ho conosciuto una delle maggiori artiste dell’Indocina, con cui spero di collaborare”. Con alle spalle oltre 50 Stati visitati in soli 27 anni di età, tra cui un percorso lungo la Via della Seta e nei campi di volontariato in giro per il mondo, Pietro parla sempre da viaggiatore e mai da semplice turista. In Laos, rispetto, all’Italia “i ritmi sono più rilassati – afferma ancora – e allo stesso tempo c’è spazio per i sogni. È un Paese assolutamente sconosciuto per molti, considerato come un piccolo Stato del Sud Est asiatico, comunista e culturalmente affine al Siam (Thailandia). In realtà si tratta del glorioso regno del Milione di Elefanti e del Parasole Bianco (Lang Xan) i cui sovrani nel corso degli ultimi sei secoli hanno a varie riprese occupato la più parte della penisola indocinese tenendo testa a Pechino. È la Shangri-La indocinese, il paese dei viaggiatori francesi di fine secolo, dei giardini tropicali, dei tetti spioventi e dei templi sfavillanti, il Paese in cui contemporaneamente tutto è immobile e tutto è allo stesso tempo un turbinio”. Dalle sue parole emerge una profonda conoscenza dell’Estremo Oriente e più in generale della Storia, materia che fin dalle scuole elementari grazie anche all’insegnante Fernanda Bottarelli resta la sua preferita nonché ‘strumento’ che lo ha condotto così lontano dalle proprie origini per realizzare quel sogno caparbiamente voluto.

Federico Migliorati