Il filosofo Pascal diceva che tutti i problemi dell’umanità nascono dall’incapacità dell’uomo a stare tranquillamente seduto da solo in una stanza. Per come la si voglia intendere una cosa è certa: siamo abituati e ci stiamo sempre più abituando a vivere in un modo che è un lusso oggi stare con se stessi, ritagliarsi del tempo per riflettere su di sé in silenzio. E’ un privilegio concesso a pochi, cioè a coloro che hanno fatto di questa pratica del silenzio una scelta di vita. Stare al cospetto di sé è una cura intesa come attenzione amorevole verso la parte più intima, più sacra di se stessi che esige uno spazio concreto o immaginativo dove poter fare esperienza del vuoto o meglio di svuotamento di tutto ciò che “disturba” la nostra mente. Siamo talmente immersi nel rumore più assordante della società che abbiamo perso la sensibilità al bisogno di silenzio; anzi lo si evita perchè fastidioso, perché disagevole per cui ci siamo, al contrario, abituati a riempirlo.  Anche nei nostri discorsi a volte mancano delle pause di riflessione, di ascolto perché troppo concentrati sul racconto di fatti, di notizie altrui. Pur di non restare da soli a volte cerchiamo compagnia a tutti i costi anche se non desiderata, ci iperconnettiamo virtualmente per non perdere l’ultima notizia del vicino e via di seguito. Abbiamo paura ad incontrarci nell’intimità e l’atteggiamento più naturale diventa l’evitamento, agito attraverso diverse modalità, ma che in ultima analisi servono solo a tenerci lontani dalla parte più vera di noi. Del resto, la cultura nella quale operiamo e siamo cresciuti non agevola e aiuta nella ricerca di sé, dal momento che è incentrata sulla ricerca di risultati, sul raggiungimento di obiettivi; la modalità del fare che ci porta a cercare traguardi,  sembra essere l’unica strategia conosciuta a discapito della modalità dell’essere di cui avremmo invece bisogno. E’ quest’ultima modalità la chiave per trovare un ristoro dalle preoccupazioni, dai rimuginii continui e disturbanti della mente. Stare con se stessi, con il proprio corpo, con il proprio respiro, con il proprio mondo interiore ha il potere di tranquillizzare la mente e recuperare quella dimensione di pace e soprattutto di consapevolezza. Bastano dai cinque minuti ai dieci al giorno per allenare la mente ad essere serena e tranquilla. All’inizio non sarà facile perché si noterà quanto la mente vaghi in ogni dove e sia piena di pensieri di ogni sorta proprio quando si cerca di tenerla vuota. E’ normale che la mente faccia così, del resto è il suo mestiere quello di vagare; praticando con costanza  l’attenzione focalizzata sul respiro e sul corpo però, presto si acquisirà quella consapevolezza necessaria a rimanere ancorati al presente, a rimanere vigili a se stessi e a gustare ogni piccolo momento della propria vita. Si può iniziare, seguendo, per esempio, un corso di meditazione oppure ascoltando delle audio-guide reperibili facilmente dal web. Praticando con costanza, piano piano si potranno sviluppare qualità come la compassione, la pazienza, la gentilezza, l’umiltà e la pace. Tutte queste qualità sono il farmaco efficace per una mente agitata, preoccupata, ansiosa e stressata; sono ormai tante le evidenze scientifiche a supporto dei benefici connessi alla pratica della meditazione, per cui non scoraggiatevi. Pochi minuti al giorno porteranno col tempo grandi risultati in termini di benessere e salute. Almeno una volta nella vita si può provare a meditare!

Dott. Ettore Botti