Erano già a 1000 a metà gennaio (appena prima che il nostro giornale andasse in stampa) le firme raccolte per mantenere al lavoro il dottor Piersevero Micheli (nella foto). Il medico di base orceano, eroe del Covid per eccellenza, il 24 aprile si appresta ad appendere il camice al chiodo per raggiunti limiti di età. Ma gli orceani fanno muro contro questa decisione imposta dalla legge e chiedono che la sua competenza possa essere spesa ancora per qualche tempo a favore della comunità.

Anche il sindaco Gianpietro Maffoni e l’amministra-zione comunale si stanno interessando al riguardo. In questi giorni hanno telefonato al dottor Claudio Sileo, direttore dell’Ats di Brescia, per chiedere una deroga, considerata la situazione di emergenza sanitaria attuale. “L’intento – afferma Maffoni – è quello di far leva sul fatto che a Orzinuovi dai 9 medici di quattro anni fa, siamo passati a 6. Il dottor Micheli ha salvato a Orzinuovi tante vite umane e in questo momento non possiamo privarci della sua competenza, non sapendo peraltro nemmeno se verrà subito sostituito. La situazione è troppo delicata dal punto di vista sanitario per permetterci di restare in balìa degli eventi. Anche il dottor Andrea Brunelli, dopo un lungo calvario di malattia per Coronavirus, durato 5 mesi, se ne è andato in pensione a novembre.

Pure per lui, stimato professionista, cercheremo di impegnarci per farlo rientrare, qualora lo volesse”

L’idea della raccolta firme è partita dall’orceana Piera Cervini e l’orceano Giorgio Ferrari l’ha messa in pratica, preparando moduli da distribuire per la petizione. Così l’appello è rimbalzato sui social, condiviso non solo tra i pazienti del dottore. Molti sono anche gli abitanti di fuori paese che chiamano e si interessano per poter mettere il loro nome nero su bianco sotto la scritta “Micheli dottore (se non proprio forever) finchè se la sente. 

Si può lasciare andare in pensione un professionista così stimato e motivato? Lui certamente proseguirebbe volentieri”. 

Il dottor Micheli, da canto suo, ci riferisce che sarebbe disponibile per prolungare la sua attività, qualora glielo concedessero. 

Il medico orceano, salito agli onori delle cronache nazionali, durante la prima ondata del Covid ha visitato a domicilio circa 100 persone malate di Coronavirus. Quando a Orzinuovi si moriva come i soldati in battaglia, macinava chilometri per recarsi a casa delle pazienti contagiati, sfidando la paura e il pericolo. Di diagnosi e di ricette ne ha scritte tante. 

Il suo nome resterà quindi scritto nella triste parentesi orceana della primavera scorsa, vergato sulla pergamena insieme a chi ha lottato, a chi è tornato dalla guerra e a chi invece non ce l’ha fatta. 

Per questo in tanti non se lo vorrebbero lasciar scappare. I promotori della raccolta firme, che continuerà presumibilmente fino alla fine di gennaio, tracciano così un bilancio della petizione a metà gennaio: “La raccolta continua ancora qualche giorno. Adesso bisogna cominciare a pensare a come dar seguito all’appello. E’ evidente che non è solo una problematica locale perché sono molti i medici arrivati alla soglia della pensione e c’è il rischio di una carenza di personale proprio in un momento critico come questo. 

Sarebbe quindi opportuno che si affrontasse il problema a livello regionale e nazionale, valutando l’ipotesi di lasciare in servizio chi se la sente. 

Ci aspettiamo una iniziativa dei nostri amministratori che ricoprono anche altre cariche – commenta Giorgio Ferrari. 

A complicare la situazione ci si mette peraltro la rivoluzione ora in corso della Sanità Lombarda, da pochi giorni passata nelle mani della Moratti

Le ipotesi ad ora sono quelle di trasferire il governo delle cure primarie (medici di famiglia, pediatri e continuità territoriale) alle Asst e di toglierlo all’Ats.

Sp