Egregio Direttore,

diciotto anni. Loris, mio nipote, ora e’ maggiorenne e acquisisce tutti i diritti e i doveri di un cittadino italiano a tutti gli effetti, nella scuola, nella politica, nel voto, nelle questioni finanziarie, penali, e civili, oltre alla possibilità di poter prendere la patente. Adesso può scegliere tutto in autonomia, salvo per ora dipendere finanziariamente dai genitori, come lo sono tanti giovani che hanno la fortuna di studiare. Un mare di idee mi passano per la testa e non posso fare a meno di pensare ai miei tempi, quando lavoravo in un calzaturificio a Verolanuova contribuendo alle spese familiari. La mia famiglia era numerosa e poverissima e non c’era la possibilità di proseguire gli studi, non si festeggiavano mai i compleanni di nessuno dei componenti della famiglia (al massimo qualche tirata di orecchi). Mi ricordo che ho festeggiato i miei diciotto anni con alcuni cari amici, Zaverio, Palmiro e Giovanni, nel circolo Enal di Verolanuova, mangiando assieme pane e salame, portati da casa, e bevendo qualche bicchiere di vino comune. Dopo una giornata a fare scarpe, mi sentivo il padrone del mondo, perché ero convinto che da lì la mia vita sarebbe cambiata in meglio. Era tutta una illusione: i giorni che passavano erano uguali ai giorni che seguivano. A Loris, che è diventato adulto in un altro mondo, vorrei dare alcuni consigli, sebbene gli riconosca una buona dose di maturità e buone idee per il suo futuro. Vorrei dirgli: “Rispetta le leggi e le regole, fai il tuo dovere di cittadino, ma difendi i tuoi diritti e anche, se puoi, quelli degli altri, da solo non si va da nessuna parte, più si è, più si ottiene; continua a comportarti da persona seria, come ti conosco, e rispetta le persone, mantieni la parola data e non deludere i genitori e le persone e amici che frequenti”. Certo non posso paragonare i tempi miseri e da sgobboni degli anni sessanta con quelli di adesso: allora la felicità era un sorriso, una pacca sulla spalla, il lavoro e lo studio, o quando si andava in piazza o all’oratorio la domenica a vedere i saltimbanchi e a mangiare una manciata di castagnaccio o il cono di un gelato fatto nel barilotto, a seconda delle stagioni. A volte andavo a vedere la partita di pallone, quando giocava in casa la Verolese, dove giocavano tanti mie amici. Oggi c’è tutta un’altra vita. Oggi la società è chiusa in sé stessa e si è persa l’espansività verso gli altri, la spensieratezza, il dialogo, e invece restano le preoccupazioni per il lavoro, per la salute, non ci sono più tante certezze che noi abbiamo avuto, come l’impiego sicuro e la pensione ben remunerata. Anche oggi come allora i momenti di gioia in famiglia, sono indispensabili per caricarci nell’affrontare le complessità del vivere in una comunità dove regna l’egoismo. Quando manca la serenità non si è tranquilli, niente gira per il verso giusto e si vive nel grigiore. Mio nipote si troverà a vivere in una società molto più complessa e difficile di quella dei miei tempi, per cui prima di tutto voglio dirgli: “Sii forte perché nella vita ci sarà da fare molta fatica, a volte ti sembrerà di non farcela, ma tu stringerai i denti e andrai avanti. Allontana chi ti fa male, e cerca di annodare legami con persone che ti stimano e vogliono il tuo bene, con dei veri amici, che saranno pochi, ma la cui amicizia permetterà di colorare gli spazi e i tempi delle vostre vite. Quando, arrancando, percorrerai la faticosa strada verso la cima, chiedendoti dove sia la felicità, finirai per sorridere, perché capirai che essa sta proprio lì, dove stai tu. Ormai sei grande e vai, vai nel mondo: conoscilo, esploralo, vivi ogni esperienza che ti capiterà con la maggiore intensità possibile. Sbaglia, corri, ridi, divertiti e a volte ti ritroverai anche un po’ triste. Se sei insoddisfatto di qualcosa, cambia. Non c’è niente di più bello al mondo come il cambiare, reinventarsi, non lasciare mai che un giorno sia uguale ad un altro. Andrai a modo tuo, camminerai e cadrai, ti alzerai, sempre a modo tuo”.

Il nonno, Luigi Andoni