Forse è inevitabile che accada: con una struttura così grande, grande e vuota, vuota e inutilizzata, è quasi scontato che, quando c’è bisogno di spazio, ci si faccia un pensierino…

Era accaduto negli anni dell’emergenza profughi: non quelli che arrivano dall’Ucraina, ma quelli che arrivavano (e ancora arrivano) dall’Africa. Per un paio d’anni l’Italia era stata presa quasi d’assalto da clandestini che arrivavano a migliaia. Non sapendo dove metterli, dal Viminale avevano pensato di utilizzare l’ex caserma Serini di Montichiari.

In verità non ci si era limitati al solo il pensiero, ma si era passati ad atti concreti: i lettori ricorderanno (perché ce ne siamo occupati anche in queste pagine) dei tanti soldi spesi, praticamente buttati, per ristrutturare la Serini, così che potesse ospitare i clandestini. I quali non erano poi arrivati solo perché si era messa di traverso l’intera popolazione, a cominciare da Marco Togni (allora consigliere di minoranza) e altre persone, che avevano organizzato un sit in permanente davanti alla Serini.

Il «progetto» di portare profughi e clandestini a Montichiari saltò anche perché, a dar manforte a chi era contrario, nel frattempo al Viminale, cioè al Ministero degli Interni, era arrivato tal Matteo Salvini, che (a quei tempi aveva ancora una visione lucida del suo pensiero) disse che non se ne parlava neanche. Ergo: questione chiusa e basta. Con gran sollievo di tutti.

Abbiamo fatto questa scorribanda nel passato perché, con l’arrivo di nuovi profughi (non più africani, ma ucraini) la caserma Serini è tornata di nuovo d’attualità. Insomma: è tornata a balenare l’idea di portare i profughi in questa ex struttura militare, che si trova a fianco dell’aeroporto Gabriele D’Annunzio. Questa volta, il compito di chiudere la porta non è toccato a Matteo Salvini, ma a Marco Togni, che, non più consigliere di opposizione, ma sindaco, dice quello che aveva detto in capo della Lega: non se ne parla neanche.

«Questa volta lasciamola stare», dice senza mezzi termini Marco Togni a proposito dell’ipotesi di utilizzare la Serini per i profughi. Anche perché il sindaco è intenzionato a trasformare la struttura in uno spazio di servizi per il vicino aeroporto.

In ogni caso, anche se non ci fossero idee per il futuro, l’utilizzo dell’ex caserma come centro per accoglienza profughi non funzionerebbe. Per una serie di motivi, a cominciare dal fatto che, oltre ad un bel po’ di palanche, per renderla utilizzabile servirebbero un paio d’anni. Col rischio che, a lavori ultimati, non ci sarebbero più i profughi da ospitare, perché nel frattempo, come tutti sperano, la guerra dovrebbe finire.

Insomma: non sarebbe il caso, come è già avvenuto con la precedente ondata di profughi, spendere soldi per iniziare una ristrutturazione che poi rimane lì a metà.  MT Marchioni