L’8 marzo con il suo carico di simboli e di obiettivi si connota quest’anno a Montichiari di un significato più ampio o almeno questo è ciò che si prefiggono tre cittadini, Fabio Treccani, Marzia Borzi e Adele Draisci, firmatari di una proposta indirizzata al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale per titolare una via, una piazza, un’area pubblica a una donna. L’idea nasce “a seguito dei violenti episodi accaduti negli ultimi anni in Italia e Europa e al fine di ricordare donne  che abbiano contribuito con la loro vita o la loro attività professionale al riconoscimento della dignità di pensiero, dell’indipendenza e dell’espressione politica e sociale delle italiane tutte”. La richiesta è motivata dal fatto che “nel Comune di Montichiari sono presenti centinaia di vie, ma solo una decina intitolate a donne. Con questo riconoscimento si potrà altresì contribuire alla ricostruzione di una visione più equa ed equilibrata della storia nonché a contrastare stereotipi e discriminazioni legati alle figure femminili per il presente e per il futuro”. Oltre 40 i nominativi portati all’attenzione dell’amministrazione comunale, tra i quali intellettuali come Alda Merini e Tina Lagostena Bassi, attrici del calibro di Anna Magnani, Silvana Mangano, Eleonora Duse e Alida Valli, insegnanti come Maria Montessori, ma anche figure che hanno subito l’orrore dei lager o delle foibe come Settimia Spizzichino, Mafalda di Savoia e Norma Cossetto. Non mancano riferimenti alle sante come Maria Goretti; vi sono anche ragazze trucidate dal terrorismo quali Valeria Solesin vittima al Bataclan di Parigi o uccise dalla mafia (è il caso della poliziotta Emanuela Loi nell’attentato a Borsellino o della moglie di Falcone Francesca Morbillo) “Tutte queste donne – proseguono i tre firmatari – hanno alle spalle storie d’impegno sociale e politico attraverso diverse generazioni, estrazioni economiche, esperienze varie e sono state capaci di scardinare, con analisi illuminate e proposte coraggiose, i meccanismi sociali e politici della nazione perché guardarono avanti, anticipando con grande lucidità l’evoluzione della società italiana. Siamo fermamente convinti che le bambine e le ragazze di oggi abbiano l’esigenza, anche attraverso un segno semplice quale una titolazione pubblica, di identificarsi con donne che hanno alle spalle storie e vissuti di spessore culturale elevato, le quali potranno essere esempio tangibile nei loro percorsi quotidiani”. La stessa società è messa sotto accusa perché “priva di una visione femminile. Tale esclusione si configura anche attraverso l’assenza di nomi di donne, donne che raramente sono citate nelle strade delle città e che quindi non entrano nel quotidiano del nostro vivere. Anche per questi motivi chiediamo che si programmi annualmente, nella data dell’8 marzo, la titolazione a persone che costituiscono un modello straordinario di politica alta, vera, fatta di idee, di ideali, di vissuto onesto al servizio della comunità.  Figure alle quali tutti e tutte dobbiamo guardare con immensa gratitudine – concludono Treccani, Borzi e Draisci – e alle quali donare un gesto che possa immortalarle nella nostra memoria per sempre”.

Federico Migliorati