8 Settembre 2020 ore 7.42 io e Matteo siamo in vetta al Monte Bianco. 

Un obiettivo che ci è costato mesi di preparazione. L’idea era di arrivare lassù con le nostre forze. 

E così abbiamo fatto. Per sicurezza, dato che era il nostro primo 4000, ci siamo fatti accompagnare da una guida alpina che però ha lasciato dirigere a noi la cordata.  

A meta giungo ci siamo trasferiti a Chamonix dove abbiamo appreso, migliorato e consolidato le tecniche di alpinismo, di arrampicata e ovviamente la conoscenza della montagna. 

Il meteo ci ha premiati regalandoci 2 giornate meravigliose, non fredde e senza vento.

Siamo partiti da Les Houches la mattina del 7 e tramite impianti siamo arrivati fino al Nid d’Aigle a 2372 m.  

Da lì è iniziata l’avventura.

La via normale francese che sale al Monte Bianco inizia con un trekking che porta alla parte piu complicata della spedizione, ovvero all’at-traversata del “Couloir du Gouter” o altrimenti detto “Couloir della morte” a causa delle continue scariche di sassi che possono colpire i malaugurati alpisti; in seguito il sentiero prosegue lungo un interminabile costone roccioso e ghiacciato che ci ha portato al Refuge du Gouter a 3835 m dove abbiamo passato la notte.

La mattina dopo, di buon ora (alle 4), ramponi ai piedi, siamo ripartiti per la vetta.  

Il paesaggio cambia e diviene glaciale, questa è la parte strettamente alpinistica. Si sale in cordata piano piano, al buio, con le torce frontali. 

Le prime luci dell’alba ci hanno rincuorato e dato la forza per raggiungere l agognata vetta a 4810 m.

L’emozione è forte e trattenere le lacrime è difficile. Le foto non rendono giustizia all’immensità del paesaggio e alle sensazioni sconvolgenti che si provano a essere sul tetto delle Alpi. 

Ma lassù siamo solo a metà dell’opera! Da qui ci aspettano 2500 m di dislivello in discesa… la giornata è ancora lunga!

Silvia Lanzetti 

(maestra di snowboard, di Orzinuovi, 35 anni)

Matteo Lanteri 

(maestro di snowboard, di Taggia, 38 anni)