Si è spento all’età di 91 anni Bruno Roversi, skipper e scrittore monteclarense molto noto anche per la sua scalata del Kilimanjaro. Una vita veramente avventurosa la sua: nato nel 1931, resta a Montichiari fino a 25 anni quando lascia il lavoro in banca, che ritiene inconciliabile con il suo carattere, e apre un negozio di elettrodomestici a Brescia. Sportivo da sempre con una grande passione per l’ippica e per il karate, la sua vera svolta avviene a cinquant’anni quando decide di vendere l’attività e partire alla ricerca di quegli stimoli che da tempo sente mancare alla sua vita. Inizia in questo modo una seconda vita nella quale trova la sua vera vocazione: si propone ad un’agenzia viaggi come guida turistica per siti meno turistici, attività che lo porterà nel Mar Morto, nel deserto del Negev a Tel Aviv, fino a scalare il Kilimanjaro la montagna sacra dei Masai. Nel 1985 nemmeno i continenti gli bastano più e inizia una nuova attività come secondo di bordo e poi come skipper a tempo pieno. Compie moltissimi viaggi nel Mediterraneo in barca a vela ma anche nell’Atlantico e nel Pacifico arrivando fino alla Polinesia francese. Quattro sono le traversate oceaniche che mette a segno, l’ultima a ben 75 anni. Compie ultimo viaggio in assoluto a 78 anni traferendo una barca dalla Grecia a Trieste ed è costretto poi a ritirarsi “Per raggiunti limiti d’età” com’era solito raccontare ma in realtà a fermarlo è una brutta polmonite che lo costringe veramente “a tirare i remi in barca”. Da buon esploratore, però, Roversi non si dà comunque per vinto e comincia a scrivere racconti pubblicati prima su due riviste nazionali di nautica e poi in tre libri: “Racconti di mare e di terre lontane”, “Lo skipper che scalò il Kilimanjaro” e “Da Socrate al Cardinal Martini”, l’ultima raccolta di pensieri e meditazioni sulla vita e l’attualità. Naviga anche su internet, strumento attraverso il quale instaura nuovi rapporti, amicizie e collaborazioni letterarie e apre un bellissimo blog online dal titolo “Bruno Roversi, lo skipper che scalò il Kilimanjaro in cui racconta le sue molteplici avventure di novello Ulisse e condivide i suoi pensieri con i lettori. «Per me il dono più grande è stato vivere – scrive nell’ultimo libro – Ho potuto conoscere l’aria, la luce del sole e quella della luna, le montagne impervie, il volo degli uccelli, il rumore delle onde e lo scroscio della barca che taglia le onde, la burrasca che ti obbliga a pensare sempre in positivo, ad affrontarla con tutta la tua forza, ignorando la stanchezza. Sulle isole ho conosciuto l’ombra degli alberi, la gioia, la solitudine, l’amicizia, l’amore e la gioia. La vecchiaia non è che un piccolo scotto da pagare per tutto quello che ho avuto»
Marzia Borzi