1)Don Alessandro, lei è parroco a Manerbio dal 2018. Come vede la comunità di fedeli della nostra città? 

È una comunità con una forte identità, con desideri di Bene, di Fraternità e di Pace. Una comunità che muove passi di prossimità perché è consapevole che la vita è un dono e cresce solo nella misura in cui si ri-dona. Manerbio è una comunità che sa che la via da percorrere è quella del servizio e della carità. Certo siamo in cammino ma la via è questa ed è chiara: serve chi serve… e serve farlo insieme.

2) Quali trasformazioni, se ci sono state, ha visto nella nostra Parrocchia in questi cinque anni?

La pandemia ci ha fatto capire che siamo creature fragili, povere… ma l’esserne consapevoli apre nuove possibilità per ricominciare, per rileggere la realtà e ripartire proprio da li. Riconoscermi povero mi permette di aprirmi all’altro, di volergli bene proprio dove fa fatica e di capire che solo insieme possiamo avviare una trasformazione. Ci siamo accorti che vogliamo vivere e che vogliamo un di più di vita per tutti, per i più giovani e per chi è più vulnerabile.

3) Recentemente Lei e una delegazione di cittadini siete stati a Roma dal Papa per la consegna del

manto realizzato dalla comunità manerbiese e dalle abili mani delle sarte di Manerbio. Un

appuntamento importante, come è andata?

È andata benissimo e con noi lo scorso 27 settembre in piazza San Pietro c’era tutta la comunità. Tutta la comunità era presente simbolicamente nel Manto della Madonna del Rosario, un manto di 2700 quadrati di stoffa cuciti da un filo che ha intrecciato e unito la vita e la storia delle nostre famiglie. Il manto che il 9 ottobre ha attraversato le nostre strade e che abbiamo presentato con le “sarte all’opera” a Sat 2000 nella trasmissione del 23 novembre è stato benedetto da papa Francesco che ha avuto parole di gratitudine per la fede semplice della nostra comunità. Il Papa ha apprezzato il significato del manto ricordandoci che sempre la presenza di Dio si intreccia con la vita delle persone, con le gioie e i dolori, con le fatiche e le speranze che ciascuno porta in cuore. Il manto nei primi giorni di dicembre sosterà nella casa di riposo e poi nel monastero delle Clarisse in Brescia per tutto il tempo dell’Avvento per intrecciare nuovi legami di carità e di preghiera.. 

4) L’oratorio di Manerbio, oltre al catechismo, ha un calendario ricco di programmi per bambini e adolescenti. Le iniziative sono frutto di tanto impegno anche da parte di un’associazione di genitori e cittadini che offrono il loro tempo libero e lo mettono a disposizione della comunità. I giovani partecipano con entusiasmo a questi eventi?

I catechisti, gli Scuot, l’Acr, la PGS, gli animatori, gli educatori, gli allenatori, i baristi, le mamme e i papà, i volontari delle pulizie e della manutenzione con don Luca sono il motore dell’oratorio. La partecipazione è altissima in estate con il grest, i campi scuola ed è sempre significativa soprattutto per gli appuntamenti per i ragazzi delle medie anche gli adolescenti. La disponibilità di molte persone, in particolare di alcuni genitori legati all’esperienza della PGS e di alcuni giovani educatori, permette di offrire ai ragazzi proposte differenziate pensate in una prospettiva che integri vari aspetti dell’educazione da quella ludica a quella catechistica, dalla sportiva a quella affettiva, da quella culturale a quella del servizio e della carità. Si perché solo educando al farsi dono, ad aver presente le proprie incompletezze posso riconoscere le difficoltà di chi mi sta accanto e crescere con loro. L’animazione, l’educazione e la formazione fatta in squadra con educatori giovani e adulti ci consente di creare un clima di fiducia, di accoglienza e di dono reciproco aprendo il giovane alla vita reale e poter dire insieme: l’altro mi sta a cuore, mi interessa.

5) Crede che si potrà in futuro portare avanti un progetto di riqualificazione dell’oratorio?

Camminiamo passo passo, un poco alla volta in base a quanto ci è possibile sostenere con una certezza che se l’oratorio è l’espressione della carità che la comunità cristiana vive nei confronti delle nuove generazioni, per fare l’oratorio non bastano le strutture, servono le persone, uno stile di oratorio che è segnato da relazioni autentiche, mature che vogliono il buono, il bello e il vero per i più giovani. Questo passa attraverso il servizio e la gratuità di persone adulte che credono nell’educazione, nella formazione integrale e integrata della persona. Un progetto di riqualificazione parte solo da qui!

6) Come sono i bambini e i ragazzi di oggi?

Con don Luca ci diciamo spesso che le nuove generazioni sono l’oggi della Chiesa, non il domani. L’oggi, il presente e a loro va data la possibilità di vivere da protagonisti il loro battesimo, a misura di ragazzi, di bambini e gli spazi che si aprono sono infiniti… 

Le ragazze e i ragazzi, le giovani e i giovani sono il bello del nostro presente che interpella il mondo degli adulti chiedendoci di non lasciarli a loro stessi, di prenderci cura di loro, di accompagnarli con l’autenticità e con l’esempio della nostra vita. 

7) Cosa dovrebbe fare la Chiesa per avvicinare maggiormente i fedeli?

Essere se stessa, essere accogliente ed estroversa. Essere casa dove tutti possano sentirsi accolti e amati per quello che sono e non per quello che vorremo che fossero.

La Chiesa può fare per noi, mentre accetta ciò che noi possiamo fare per lei. Nella reciprocità anch’essa può accettare che noi facciamo qualcosa per lei. Deve mettersi in dialogo con il mondo per scoprire Dio dentro la storia. Se, come in Evangelii Gaudium, vale che la realtà è superiore all’idea, allora lo è per la chiesa che assume il reale come provocazione e nello spirito dell’Incarnazione aiuta a rendere intellegibile Dio nel reale, nella sua complessità e persino nella sua contraddittorietà, ricordando che il Regno di Dio ha la misura del piccolo, dell’insignificante, dell’apparentemente perdente ed è dentro quella storia che abita.

8) Che augurio vuole fare ai cittadini manerbiesi per il Natale e il nuovo anno?

Auguro a tutti e a ciascuno di sperimentare la bellezza del farsi dono e di saper accogliere con gratitudine il dono di ogni sorella e di ogni fratello. E poi voglio rendere grazie sopra ogni cosa, con ogni manerbiese, al dono della Vita. Voglio Ringraziare e dire Bene. Voglio fare questo, voglio Benedire. 

Si auguro a tutti di poter dire Bene, di Benedire.

A nome di don Luca, don Angelo e don Lorenzo auguro un buon Natale, buona Incarnazione per fare piccole o grandi scelte di carità nel nostro quotidiano.