In questi tempi moderni, densi di tante novità e nuovi problemi, per fortuna esistono ancora eventi che ci riportano alle nostre origini cristiane e popolari. È il caso della festa di san Rocco che, come ogni anno, si celebra dal 14 al 16 agosto, nell’omonimo quartiere storico cittadino. Un evento espressione di grande tradizione e devozione popolare. Tre giorni che hanno visto una buona partecipazione di cittadini grazie agli stand gastronomici, alle serate karaoke, alla pesca di beneficenza e agli spettacoli di burattini che, per ben due serate, hanno intrattenuto genitori e bambini. 

San Rocco, considerato il patrono contro le epidemie e i mali fisici, è particolarmente venerato a Rovato. La sua storia risale al 14° secolo quando in Europa scoppiò la terribile epidemia di peste nera. San Rocco si dedicò agli ammalati e, secondo la leggenda, riuscì a sopravvivere al morbo grazie all’aiuto di un cane che gli portava cibo ogni giorno. Da qui l’iconografia che lo ritrae con un cane al suo fianco. È il santo più invocato dal Medioevo in poi e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa tant’è, che un recente studio, ha individuato san Rocco come il secondo santo più invocato, dai cattolici europei, per ottenere la guarigione dal COVID-19. 

Per quanto riguarda la chiesa di san Rocco, le cronache ci dicono che era dedicata da tempi immemorabili a san Martino vescovo di Tours e fondatore del monachesimo benedettino. Culto quest’ultimo che si diffuse nel periodo longobardo e fino al XV secolo. Successivamente, in territorio bresciano, a seguito dell’affievolirsi degli influssi monastici, all’avvento della grande epidemia di peste del 1467-1468 e ad una ulteriore epidemia portata da un’invasione di locuste nel 1477, a imitazione delle scelte del capoluogo di votarsi a san Rocco, anche a Rovato si decise di dedicare la chiesa al santo. Negli anni e nei secoli seguenti furono effettuate diverse modifiche e aggiunte strutturali che portarono l’edificio allo stato attuale.

Il momento di massima spiritualità e devozione si è avuto nella prima serata del 16 agosto quando, presso la chiesa dedicata al santo, si è celebrata la s.ta Messa a cui è seguita la processione per le vie del quartiere. Quest’anno la celebrazione liturgica è stata presieduta da mons. Cesare Polvara (ex parroco di Rovato nel periodo 2018-2020) e concelebrata con il parroco mons. Mario Metelli e gli altri sacerdoti dell’unità pastorale. 

«Non dobbiamo perdere di vista la sorgente della vita e della Parola, ciascuno nella propria vocazione; siamo chiamati a manifestare la comunione con Dio e con i fratelli che è la sintesi della legge dei profeti». Queste le parole di mons. Polvara durante l’omelia nella quale si è soffermato sulla figura di san Rocco come esempio e testimonianza di colui che ha dato via tutti i propri beni e per dedicarsi ai malati di peste, condividendo personalmente le medesime sofferenze causate dalla malattia. 

«Tutti abbiamo bisogno di non perdere di vista che la sorgente che è il Signore – ha continuato mons. Cesare – Lui è la via da seguire nel cammino verso la santità. Il rischio è oggi quello di perdere di vista quella umanità, carità e amore che appartengono all’uomo. La santità è accogliere l’amore del Signore. Fare la processione vuole essere il segno di portare la nostra fede tra la gente del quartiere. Il Signore ci dà una missione: ritornare alla vita desiderosi di vivere il cammino di santità di aiuto e di carità verso il prossimo».

Al termine della funzione la statua di San Rocco è stata portata a spalle attraverso le strade del quartiere, accompagnata da alcune centinaia di fedeli come testimonianza dei valori della fede cristiana e della carità. Erano presenti giovani coppie con bambini, tanti anziani e cittadini. Molti extracomunitari residenti, pur appartenendo a fedi religiose diverse, hanno osservato con curiosità e rispetto il passaggio del santo e della processione. 

Emanuele Lopez