Rovato e le sue belle frazioni sono una bella, grande comunità. Tocca a noi porre alla fine un punto e basta oppure quello interrogativo. Se ne fa sempre un gran parlare, di comunità, che il dizionario descrive fiducioso come “insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni” e che noi invece spesso ci limitiamo ad auspicare ma assai meno impegnandoci a mettere in pratica. Ci sono giorni in cui abbiamo notizie, se non addirittura compare sotto i nostri occhi, di episodi che fanno ben sperare ma altri nei quali sentiamo o ci imbattiamo in situazioni che indurrebbero a ricominciare tutto daccapo e rimettere la posta in gioco. È altresì certo che nessuna comunità vorrebbe fregiarsi del fantomatico appellativo di non esserlo affatto o soltanto per metà ma, allora, perché? Una comunità è vera e coesa oppure è fuffa, in altre parole chiacchiere senza fondamento e prive di significato. Probabilmente “corresponsabile” la cospicua presenza di etnie diverse, da noi nonché tra loro stesse, viene rallentata la concretizzazione della condivisione di comportamenti e partecipazione comune, cosicché questa molte volte risulta insufficiente, altre è addirittura latitante, tuttavia, comunità fa rima con responsabilità, quella di ciascuno, che non esclude nessuno, indipendentemente dal colore della pelle, la posizione sociale e la provenienza geografica che non dovrebbero in alcun caso costituire un deterrente. Rovato e le sue inclusive frazioni ben conoscono cosa significhi e quanto possa incidere sul proprio presente e sul futuro delle generazioni a venire il costruire e il rafforzare, così come difendere se necessario, il concetto nonché il valore dell’essere una comunità autentica e contemporaneamente essere d’esempio, poiché una comunità accoglie, protegge, valorizza le persone che la compongono e lo fa per tutti ma in primis per se stessa, giorno dopo giorno con l’obiettivo di essere eguagliata. Rovato e le belle frazioni auguro possano rimanere una bella, grande comunità, sempre con un occhio a un futuro che è già presente e l’altro naturalmente per non finire col dover mettere un punto di domanda al termine della frase.

Giuseppe Agazzi