Nel tessuto sociale rovatese sono presenti molte associazioni con numerosi volontari, che silenziosamente dedicano il loro tempo e i loro sacrifici al prossimo, senza che ce ne accorgiamo, perché è più rumoroso un albero che cade di una foresta che cresce.

Dal 17 giugno 1995 è attiva anche la Rovato Soccorso che ha sede in via Calca, anche se inizialmente, quando vide la luce e non aveva ancora i mezzi per operare, la sede provvisoria fu in via S. Anna, in casa di Giancarlo Terrone, uno dei testimoni con Giuseppe Abeni dell’atto costitutivo redatto tra i soci fondatori Angelo Marchi, Albino Bosio, Gloria Maranesi e Lorenzo Rusconi che è venuto a mancare in questi tempi.

Attualmente la famiglia dei soccorritori è composta da 112 volontari e 7 dipendenti che ruotano su più turni coprendo un servizio che, in tempi normali pre-pandemici, ogni giorno mediamente deve intervenire con 8 chiamate d’emergenza e una decina di trasporti per dializzati e persone bisognose di trasferimenti sanitari.

Rischiamo di dare per scontato il servizio dei nostri operatori, come se per loro non costasse sacrifici. Oltre al tempo, anche loro corrono dei rischi e il coronavirus lo ha dimostrato. Nei mesi più terribili della pandemia, quando non bastavano tamponi e Dpi, quando non si conoscevano le corrette prassi per affrontare il virus e quando le ambulanze squillavano di continuo per le nostre strade, circa la metà degli operatori della Rovato Soccorso ha contratto il Covid-19. Il presidente Giuseppe Rizzelli mi racconta con sollievo che per fortuna, chi prima e chi dopo, tutti i suoi compagni sono guariti. Tiene anche a precisare che, nonostante la situazione grave c’è stata grande partecipazione e disponibilità dei volontari che hanno percepito come tutti l’urgenza del momento. Visto il numero, molti di loro sono stati impiegati nella ricezione dei casi sospetti al Triage esterno degli Spedali Civili di Brescia, i famosi “tendoni” allestiti nella fase più critica dell’epidemia.

Rizzelli ha iniziato il suo incarico di presidente nel gennaio 2020 e poco dopo si è trovato ad affrontare per primo, nella storia dell’associazione, un’emergenza di questa portata (ammalandosi lui stesso). Forse Rovato e il territorio circostante non avrebbero retto l’ondata epidemica nello stesso modo, se negli anni precedenti, i direttivi che si sono succeduti non fossero riusciti a far aderire all’associazione tutti i volontari che oggi la compongono. Perciò meritano di essere ricordati almeno i presidenti che hanno preceduto Giuseppe: Angelo Marchi, Francesco Azzoni, Roberto Casali.

Sono certo che ad unire i volontari di questa famiglia non è solo la consapevolezza di fare del bene, ma è anche la possibilità di condividere con altre persone dei valori, che sono forse fondanti della nostra società e in via Gerolamo Calca n°7 si trovano condensati tutti insieme.

Ovviamente oltre alla buona volontà servono mezzi e attrezzature. Attualmente l’associazione ha 5 ambulanze, 2 pulmini e 1 auto. Dall’inizio della sua vita ha utilizzato 14 mezzi ed ora ha bisogno del 15°: un’ambulanza attrezzata per le emergenze che ha un costo complessivo di circa 80mila €. Da mesi si è avviata una campagna di raccolta fondi che ha coinvolto il comune, le aziende e i privati sul territorio, permettendo di superare la metà dei contributi necessari. Le richieste di assistenza che arrivano all’associazione sono numerose e sempre in aumento, ovviamente avere nuovi strumenti aiuterebbe. Chi sente di poter dare una mano, può visitare il sito www.rovatosoccorso.org  dove troverà le indicazioni per contribuire a donare “un’ambulanza per la vita”.

Alberto Fossadri