In occasione della presentazione del concorso nazionale di tornitura artistica del legno, “Un bosco italiano”, ATF (Associazione Tornitori Franciacorta), AIATL (Associazione Italiana Artisti Tornitori Legno), Oltre lo Sguardo (Associazione Fotografica) e Città di Rovato, promotori del concorso, hanno organizzato una interessantissima conferenza dal titolo “Gli alberi: questi sconosciuti”. Svoltasi lo scorso 12 maggio presso la sala civica, ha visto come relatore protagonista il prof. Antonio De Matola che ha saputo letteralmente rapire per due ore i presenti trattando il tema della natura e degli alberi. 

Dopo i saluti iniziali ed i ringraziamenti da parte del presidente di ATL Stefano Brescianini, Alessandro Zucchetto consigliere AIATL e del vice sindaco Simone Agnelli, la prof.ssa Livia Mingotti, presidente dell’associazione “Oltre lo Sguardo”, ha presentato il prof. De Matola.

Il prof. Antonio De Matola è un ricercatore, filosofo, professore ed esperto di botanica, ha dedicato la vita allo studio della natura e degli alberi, sua passione da sempre. A lui si deve la realizzazione dell’Orto Botanico di Ome, un giardino botanico di circa 3 ettari. Qui si trovano numerosissime specie vegetali (piante officinali, medicinali, aromatiche e ornamentali). È un centro di ricerca e conservazione della biodiversità vegetale, aperto al pubblico, dove possono essere svolte anche attività didattiche per le scuole e visite guidate. L’Orto Botanico di Ome nasce nella valle del Fus a Ome su una discarica di inerti ed ebbe origine con inizio dei lavori di bonifica nel 1996. Il suo obiettivo è salvaguardare la biodiversità, salvare le specie in via d’estinzione e tramandare alle generazioni future un patrimonio vegetale di immenso valore.

Il professore, durante il suo intervento, ha spiegato che la biodiversità rappresenta un sistema di adattamento della natura sul pianeta con un processo che dura da milioni di anni. Ad esempio la mela, così buona e bella oggi, era in origine un frutto piccolo, brutto e immangiabile. L’esistenza della biodiversità è fondamentale per la vita e la sopravvivenza dell’uomo. 

Ma cosa differenzia l’uomo dai vegetali? Essere umano e piante hanno in comune il genoma nucleare e quello mitocondriale, ciò che manca è il genoma cloroplastico che è quello che consente alla pianta di effettuare il processo della fotosintesi clorofilliana, con l’assorbimento della CO2 (anidride carbonica) e la produzione di ossigeno. Le piante inoltre, catturando la radiazione solare, sono in grado di produrre ogni giorno enormi quantità di energia dell’ordine di 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma attualmente la civiltà umana. La vita sulla terra potrà essere garantita dalla scienza solo se quest’ultima investirà per il bene del pianeta, rispettandone e garantendone la biodiversità.

La I.U.C.N. (International Union for the Conservation of Nature) ha stilato una lista che indica i vari gradi di rischiosità di estinzione delle specie arboree minacciate, classificandole dal livello di “Estinte” (Ex), “In pericolo” (En), “Vulnerabili” (Vu), ecc.; questa ha permesso di monitorare in modo più preciso la diffusione delle diverse specie ed il loro rischio di scomparsa.

De Matola descrive poi il “trinomio” su cui ha basato la propria vita come professore, ricercatore e come uomo: 

  • L’amore per la conoscenza;
  • La conoscenza necessaria per la conservazione;
  • La conservazione come gesto etico.

«Non si può amare niente se non lo si conosce e, senza la dovuta conoscenza, non possiamo conservare nulla; senza l’applicazione di questo trinomio le future generazioni saranno assai povere». Continua dicendo: «Abbiamo già minato fortemente i diritti delle generazioni che verranno. La depauperazione della biodiversità mina la sopravvivenza di qualsiasi sistema. Non esiste la storia dell’uomo senza le piante, abbiamo dimenticato la sacralità verso gli alberi che un tempo era molto importante. Sono gli esseri viventi più straordinari e incredibili. Le piante fanno cose che gli uomini non faranno nemmeno in un milione di anni. Sono il 99.5% della biomassa del pianeta. L’uomo distrugge gli unici esseri in grado di creare cibo. Producono, fibre, legname, medicine, cibo, gomma, ecc., la maggior parte delle materie prime che servono per le cose della nostra vita quotidiana».

Ripercorre poi brevemente la storia dell’umanità e delle civiltà evidenziando l’importanza delle piante ed il loro determinante ruolo. Oggi, per contrastare l’inquinamento, dovremmo piantare 1 mld e mezzo di ettari a foreste per contrastare l’aumento di temperatura di 1,5° C; andrebbero piantate nelle metropoli e nelle grandi città che sono i luoghi più caldi ed inquinati. Gli orti botanici come quello di Ome, servono per preservare le specie a rischio, per consentire alla gente di apprezzare la biodiversità e sono a disposizione della scienza per lo studio delle qualità e delle peculiarità delle singole specie.

Conclude infine il professore: «Oggi gli uomini non cercano più piante nuove ma preferiscono modificare geneticamente e brevettare quelle vecchie. Non sappiamo se sia un bene o un male, ma non mi pare che il Creatore abbia mai brevettato qualche pianta; i frutti e i semi appartengono a tutti, almeno credo. Il Creatore ha dato l’anima agli uomini com’è possibile che non l’abbia data alle piante? Noi siamo l’unica specie tanto stupida da distruggere la fonte prima della nostra sopravvivenza». 

Emanuele Lopez