Sulla collina dei camici bianchi caduti durante questa pandemia anche il paese di Orzinuovi ha deposto le sue croci.

La falce del Coronavirus non ha risparmiato neppure loro, quelli che sul fronte sono andati inizialmente a viso scoperto, senza armatura se non col loro senso del dovere stampato in testa e prima ancora nel cuore.

Si tratta peraltro di due tra le più giovani vittime dell’epidemia. L’odontoiatra Mario Calonghi (a destra) è spirato alla sola età di 55 anni compiuti da pochissimi giorni.

Il dottor Massimo Bosio (a sinistra) medico condotto da 40 anni a Pompiano e Corzano, ma originario e residente a Orzinuovi, di anni ne aveva 67.

Persone stimate, rispettate, di grande umanità, serie e appassionate del proprio lavoro, che fino alla fine non si sono sottratte ad anteporre la salute dei pazienti alla loro. “Uno che fa il mio lavoro non può tirarsi indietro quando c’è uno stato di emergenza; i colleghi non si sentono di farlo? Cambino lavoro, sperando che facendo il centralinista non esca il virus dalla cornetta – aveva gridato a gran voce dalla sua pagina Facebook il dottor Bosio una settimana prima di essere colpito dal virus.

E Il prezzo che i medici e anche gli odontoiatri hanno finora pagato in tutta Italia dimostra quanto il loro ruolo rappresenti davvero quello più prossimo ai cittadini.

Mario Calonghi, stimato odontoiatra orceano è stato la vittima più giovane di questo lungo calvario a Orzinuovi. Anche lui al servizio degli altri, lavoratore appassionato e acuto, è stato in prima linea a curare i suoi pazienti fino a fine febbraio. Poi nella prima settimana di marzo sono iniziati i primi sintomi di influenza. Quindi la corsa in ospedale a Desenzano e dopo 10 giorni il decesso.

La notizia ha destato profondo cordoglio nella comunità di Orzinuovi, dove Mario Calonghi, una persona molto conosciuta e stimata, di piacevole compagnia e di grande spessore culturale esercitava la sua professione in uno studio in comune col fratello gemello Paolo, oculista e dirigente medico presso l’Azienda ospedaliera di Desenzano del Garda. Si era laureato col massimo dei voti nel 1989 presso l’Università degli studi di Milano.

Da alcuni anni abitava a Villachiara con la moglie Audrey, docente di francese all’Istituto Cossali di Orzinuovi, e con la figlia Amelie. 

Massimo Bosio, uomo e medico stimato e di grande spessore umano, fino a quando il virus non gli ha impedito di esercitare il suo lavoro, ha visitato i pazienti nelle loro case.

Ed era fiero e convinto del suo dovere di medico a servizio della comunità, tanto che fino all’ultimo ha rivendicato una professione che viveva davvero come una missione, dimostrando una straordinaria risposta etica ed umana al suo mestiere. La sua dipartita ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nella comunità di Orzinuovi, dove era nato e aveva coltivato numerose amicizie. Non era raro infatti vederlo passeggiare sotto i portici con le braccia conserte sulla schiena, “Il dottor Bosio – ha scritto il sindaco di Pompiano, Giancarlo Comincini aveva una profonda dedizione per il suo lavoro e lo viveva come una vera missione, come ben sanno tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essere suoi pazienti e ne hanno apprezzato la competenza e la disponibilità. Era un punto di riferimento per il paese e la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile”.

Anche il primo cittadino di Corzano, Giovanni Benzoni, ne ha pianto la morte: “Non era un semplice medico di base – ha detto – ma una figura famigliare, capace di creare un legame con tutti, al punto da preoccuparsi, già ricoverato, di telefonare in farmacia perché i suoi pazienti non mancassero delle terapie necessarie”.

sp