Domenica 7 novembre, Associazioni d’arma e Amministrazione Comunale di Rovato hanno celebrato la festa delle Forze Armate d’Italia. Dopo la Santa Messa il corteo con labari e gagliardetti, in testa il civico corpo bandistico Pezzana, si è diretto verso piazza Cavour e il sacrario della scuola primaria per la deposizione delle corone d’alloro.

Nel centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto dalla basilica di Aquileia all’Altare della Patria in Roma, l’Amministrazione ha voluto realizzare, con il fondamentale aiuto dei maestri della scuola d’arti e mestieri Ricchino (Scuola d’Arti e Mestieri F. Ricchino), una targa commemorativa.

Il viaggio del Milite Ignoto è stato un percorso di grande unificazione della Nazione. Oggi è stato rivissuto con lo stesso spirito. Se c’è qualcosa che si è rafforzato nel corso dell’anno alle nostre spalle è proprio il senso di comunità nazionale, si tratta di una ricorrenza che ricade in un anno molto significativo per il nostro Stato, a causa dell’emergenza che si sta vivendo. Un anno, quello che sta alle nostre spalle, da cui vogliamo e cerchiamo di uscire con coraggio, con una fortissima voglia di futuro e grande volontà di far riprendere la Patria.

“Tutto sopportò e tutto vinse, da solo, nonostante. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione”. Queste parole sono tratte dall’articolo che il Generale Giulio Douhet scrisse sulle colonne del giornale Il Dovere nel 1920, proponendo la realizzazione di un monumento che onorasse tutti i soldati caduti del conflitto.

Secondo Douhet, il monumento al milite ignoto avrebbe dovuto rappresentare un risarcimento ai soldati dopo l’accusa rivolta loro dal Generale Cadorna di avere le colpe maggiori per la disfatta di Caporetto. Il monumento avrebbe dovuto rappresentare tutti i soldati caduti, tutte le loro famiglie, e dunque, il popolo intero.

Il Milite Ignoto e “La leggenda del Piave” diventarono emblema nazionale e sono vessillo ancora oggi non delle gesta di guerra, ma dell’amore materno, dell’amore filiale, dell’unità delle persone intorno alla vita vera e alla necessità di tutelarla e difenderla, bene prezioso e fragile allo stesso tempo. Una lezione che si rinnova ancora oggi, sotto varie forme, e un simbolo attorno al quale unirci per sentirci parte di un tutto al quale stiamo a cuore. Cent’anni dopo, nessuno si vergogna più delle bandiere esposte sui balconi e di essere italiano.

“Sperduto tra i meandri del destino! mucchio senza piastrino, eroe senza medaglia, il nome tuo non esisteva più! Finita la battaglia, fu chiesto inutilmente…Nessun per tè poteva dir: Presente!” così scriveva E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta paroliere e compositore italiano, autore – appunto – della canzone del Piave.

Oggi “Il milite ignoto”, cittadino onorario di Rovato, è ricordato accanto alle epigrafi di centinaia di giovani rovatesi che donarono la propria vita in difesa della Patria; fratelli in armi a cui ora si può levar in alto il grido: “presente”!

Mauro Ferrari