Si è svolto nella serata di venerdì 24 gennaio l’ultimo appuntamento del ciclo di eventi “Occasioni di sensibilizzazione per la lotta contro la violenza sulle donne”, promosso da Auser Rovato, dalla Città di Rovato e da molte associazioni del territorio tra cui il Rotary Club Cortefranca che lo ha organizzato. 

L’evento ha visto la partecipazione dell’avvocato Patrizia Ghizzoni Curti (Rotary Club Rovato) che ha spiegato cosa prevede la legge 19/07/2019 n. 69 denominata “Codice Rosso”, e delle psicologhe dott.ssa Paola Madesani e Lara Fontana del centro antiviolenza “Rete di Daphne”; queste ultime hanno raccontato concretamente la propria esperienza nell’am-bito dell’assistenza e del-l’aiuto alle donne vittime di violenza.

Il “Codice Rosso” è una normativa fortemente voluta dai ministri Bongiorno e Bonafede e che va ad aggiungersi alle precedenti leggi relative alla violenza di genere e domestica.

Codice Rosso ha come obiettivo quello di arginare la violenza di genere e domestica cercando di trovare delle forme per tutelare le vittime e scoraggiare i loro aguzzini. 

Cosa prevede la normativa?

Nello specifico apporta delle modifiche al codice penale per quanto riguarda l’entità delle pene che vengono aumentate nei casi di stalking, maltrattamento, violenza sessuale e nelle lesioni aggravate consumate nell’ambito domestico; introduce misure cautelari come l’allontanamento dal domicilio familiare e dai luoghi frequentati dalla vittima. Prevede infine un iter molto veloce che porti ad azioni immediate, abbattendo le tempistiche dei normali procedimenti penali.

Cosa si intende per violenza domestica? 

Per violenza domestica si intendono tutti quegli atti posti in essere in ambito familiare ove vi sia un rapporto di soggezione, sia in presenza di un matrimonio, di un’unione civile, di una convivenza o di un’unione di fatto, sia di semplici relazioni affettive presenti nei momenti in cui si verifica la violenza.

La Polizia Giudiziaria, una volta raccolta la notifica del reato, deve darne subito avviso al Pubblico Ministero, anche verbalmente. Il P.M. ha solo tre giorni per sentire la donna vittima di violenza. Nel frattempo devono essere svolte le indagini investigative e messo a disposizione del P.M. quanto raccolto. Tutto questo rivoluziona fortemente quanto avveniva in passato quando, tra la denuncia ed il processo, potevano trascorrere anche anni. 

Il P.M. può a questo punto emettere misure cautelari come l’allontanamento o il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati dalla vittima o dai figli. 

In caso di violazione subentra il reato che viene punito con una pena fino a due anni di reclusione. 

Anche per il reato di stalking la pena viene aumentata passando da 3 a 7 anni. Vengono anche introdotte pene pecuniarie e da 1 a 6 anni per il reato di “Revenge Porn”, ossia per tutti coloro che pubblichino o diffondano in qualsiasi modo foto o video a tema sessuale senza il consenso della persona oggetto delle immagini. 

Nella seconda parte della serata la dott.ssa Fontana ha spiegato l’attività svolta dalla associazione “Rete di Daphne” nel loro centro antiviolenza dove vengono accolte le donne vittime di violenza e maltrattamenti. 

Sono presenti due operatrici telefoniche che svolgono servizio h24 e che gestiscono le telefonate ricevute dalle donne vittime di violenza.  

Una volta raccolti i dati, la persona che ha già subito violenza viene trasferita presso la comunità protetta dove potrà permanere fino ad un massimo di due mesi.

L’accesso al centro può avvenire anche direttamente senza obbligo di denuncia ed anche solo per uno “sfogo”, l’accoglienza garantisce l’assoluta riservatezza in un ambiente protetto e non giudicante

La dottoressa Madesani ha approfondito invece le dinamiche sociali relative al fenomeno della violenza sulle donne.

I dati ISTAT parlano per l’Italia di circa un milione di donne soggette a violenza domestica o familiare. 

Questo fenomeno è molto complesso: spesso la violenza è solo un atto finale di un lungo percorso, che può durare anche anni, dove pian piano la vittima viene lentamente annichilita e portata ad un rapporto di totale soggezione psicologica. 

Gelosie esasperate, umiliazioni, insulti, percosse, botte e quant’altro distruggono progressivamente la donna portandola all’annullamento. Il motivo per cui si tende a denunciare in ritardo è dovuto quindi a tutta una serie di fattori sociali e logistici. 

La donna che riesce a denunciare viene così aiutata, con un percorso specifico, a ricostruire la propria integrità psicologica e la propria vita.

L’arma più forte che possiamo utilizzare oggi per contrastare questo terribile fenomeno sociale è la prevenzione, che deve essere fatta in primis nelle scuole. I ragazzi devono essere educati al rapportarsi con l’altro sesso e comprendere la differenza tra una relazione malata ed una sana. 

Sicuramente la strada verso l’uguaglianza ed il rispetto delle persone, uomini o donne che siano, è ancora molto lunga ma ancora una volta crediamo che si debba partire da una corretta formazione dell’individuo a partire dalla sua giovinezza. Questa è una responsabilità sociale, un dovere che la famiglia e la scuola non possono rifiutare.

Emanuele Lopez