Con la siccità bisogna muoversi d’anticipo il che significa non solo ridurre le perdite negli acquedotti, ma anche individuare nuove falde acquifere nel sottosuolo grazie alla tecnologia e a studi innovativi. Questo l’obiettivo che ha visto – già nel 2021 – l’Ufficio d’Ambito di Brescia firmare una convenzione con i gestori A2A Ciclo Idrico (il soggetto che aveva avviato il progetto pilota) e Acque Bresciane (società con sede amministrativa a Rovato) per collaborare a un progetto che porterà a conoscere il sottosuolo bresciano, dal punto di vista geologico, come mai prima. 

Nel 2021 il volo dell’elicottero era servito per risolvere alcuni problemi puntuali: la localizzazione migliore dei pozzi per l’acquedotto di Calvisano e lo studio della rete idrica della Valtenesi e della valle del Chiese. Rinnovata nel luglio 2022, la convenzione vede l’attuazione della seconda indagine aerea, che interesserà l’intera pianura bresciana, la Franciacorta e la Valle Sabbia. 

Ma cosa fa di preciso quello strano elicottero? Grazie alla tecnologia (danese) Skytem, trasporta una struttura di 20 metri per 30, una sorta di antenna che invia un segnale in grado di arrivare fino a 350 metri sottoterra. Il segnale consiste in un campo elettromagnetico – senza alcun rischio per la salute umana e di flora e fauna – la cui variazione nel tempo produce nel sottosuolo delle correnti elettriche a cui è associato un campo magnetico secondario, rilevato dallo strumento durante il volo. Ogni giorno l’elicottero percorre in media circa 150 km: alla fine della seconda missione, saranno stati acquisiti dati su oltre 15.750 km lineari, per una superficie di quasi 1.800 km quadrati. 

La missione è iniziata a marzo e durerà circa tre mesi, cominciando dalla Bassa Bresciana e spostandosi via via sui territori a ridosso del raccordo con le Prealpi e dei laghi, fino alle aree montane più settentrionali. Da affrontare anche una sfida logistica, visto che a differenza del 2021 l’area d’indagine più vasta richiederà 5 campi base, uno per ciascuna delle aree interessate: Franciacorta, pianura occidentale, sudoccidentale e orientale e infine la Val Sabbia, che svolgerà il ruolo di progetto pilota per le aree montuose. Il gruppo di lavoro, con un percorso da ovest a est, verrà ospitato sui terreni messi a disposizione da privati e da enti locali, ma anche dai campi volo già presenti sul territorio.

Una volta ultimato lo studio, saranno concertate con gli enti competenti eventuali azioni a tutela del suolo e delle risorse idriche. Le informazioni verranno anche messe a disposizione della collettività. Il focus principale del lavoro, infatti, è sviluppare una base dati di informazioni digitali utili a salvaguardare acque sotterranee e sorgive. E questo può avvenire solo fornendo ai professionisti e agli enti coinvolti elementi per efficientare il sistema idraulico e garantire nuove risorse idriche alle generazioni future.

Informazioni più dettagliate sui risultati ottenuti saranno comunicati nel proseguo del lavoro.

Mauro Ferrari