Carlo Alberto Capoferri, Presidente del Circolo di Fratelli d’Italia Rovato, Consigliere Comunale e capogruppo di FdI in maggioranza – recentemente nominato Dirigente Provinciale del Partito – ha ricevuto in queste settimane l’incarico di Consigliere del nuovo Consiglio d’Amministrazione dell’Ato.
Ato è l’acronimo di Ambito Territoriale Ottimale. Rappresenta l’area territoriale all’interno del quale, in base all’Art. 8 della legge 36/1994, viene organizzato il Servizio Idrico Integrato. Per comprendere le funzioni dell’ATO è fondamentale chiarire il significato di due termini coniati: Servizio Idrico Integrato (acronimo SII) e Ambito Territoriale Ottimale (acronimo ATO). Il primo termine definisce l’insieme dei servizi idrici ad uso civile, dalla captazione e la distribuzione dell’acqua potabile, al convogliamento nelle reti fognarie delle acque reflue fino alla restituzione all’ambiente dopo gli adeguati trattamenti di depurazione. Obiettivo della legge è considerare unitariamente le diverse fasi della filiera dell’acqua. Il secondo termine individua il contesto all’interno del quale procedere all’organizzazione del servizio idrico integrato, ovvero la dimensione gestionale “ottimale”, di norma individuata nel bacino idrografico, sia per le caratteristiche fisiche del ciclo idrico (captazione, distribuzione, restituzione secondo il principio della maggior efficienza energetica) che per assicurare una gestione caratterizzata da una sufficiente massa critica e da economie di scala.
Sul tavolo della futura gestione dell’Ato vi sono l’aggiornamento del piano d’investimenti (quello da 1,4 miliardi del trentennio 2016-2045 è superato, si va verso un piano da 2 miliardi) e il tema gestione. Nel 2015 la Provincia votò per il sistema misto: maggioranza pubblica e un 40-48% di quota privata, tuttavia nel 2018 il referendum popolare scelse per il servizio pubblico. Nel 2022 il consiglio provinciale ribadì la scelta del “misto”. Regione Lombardia sta valutando anche dei “super ambiti ottimali” da circa 2 milioni di persone. Se così fosse l’Ato della provincia di Brescia potrebbe essere unito ad altri, quelli di Mantova e Cremona ad esempio, dove la gestione del ciclo idrico è tutta pubblica.
Altro tema – complesso da affrontare – il futuro del depuratore del Garda. La decisione spetta al commissario ministeriale scelto nel 2021 in conseguenza ai temporeggiamenti del precedente Cda Ato e della Provincia. La partita si gioca a Roma ma potrebbe farsi avanti l’ipotesi di un progetto in project financing con socio privato, eventualmente cambiando localizzazione, per evitare l’opposizione di comitati e sindaci del Chiese.
Mauro Ferrari