(Foto di copertina da Rovato.it)

Ad ottobre sono state inaugurate due colonnine elettriche Quick Charge e una Fast Charge A2A Energy Solutions e messa a disposizione una utilitaria elettrica – di Ferrovie Nord E-Vai – per i dipendenti comunali e per la cittadinanza (dietro apposita registrazione internet). Com’è stata la risposta dei cittadini a questo esperimento green? 

La diffusione di auto elettriche sarà più veloce di quanto si possa credere. Il motore elettrico è per sua natura semplicissimo ed è costituito da due soli elementi: statore e rotore; un motore a benzina o diesel è costituito da almeno 200 elementi. Per questo il motore elettrico non ha praticamente bisogno di manutenzione e di tagliandi, può sopportare senza fatica un milione di Kilometri, ha una efficienza doppia o addirittura tripla rispetto ad un qualsiasi motore termico e quindi inquina la metà od un terzo, ecc. ecc. Va però ancora sviluppata la tecnologia per immagazzinare energia elettrica nelle batterie, ovvero per migliorare l’autonomia, che oggi per un’auto di ultima generazione è di circa 300 Kilometri.

Ecco la necessità di installare le colonnine elettriche per la ricarica Quick Charge. Solo se ho la possibilità di ricaricare velocemente le batterie posso pensare oggi di servirmi di un’auto elettrica.  

Il Comune di Rovato per numero di colonnine di ricarica sul territorio e per la messa a disposizione dell’auto elettrica è la città più avanti della provincia, dietro solo alla città di Brescia. A brevissimo partiranno i lavori per l’installazione di un’altra colonnina di ricarica SuperFast appena fuori il casello dell’autostrada A4, a disposizione quindi anche del traffico extraurbano. 

Queste installazioni, va ricordato, non pesano sul bilancio comunale, ma sono totalmente a carico del fornitore di energia elettrica.

Per la cronaca e per completezza di informazione si sappia che il pieno di energia elettrica per l’auto comunale costa alla città di Rovato 5 (cinque) €uro fissi al mese, a prescindere dai Kilometri percorsi.

Secondo recenti dati statistici ufficiali, a Rovato, un abitante su cinque è straniero. Gli stranieri residenti a Rovato – al 1° gennaio 2019 – sono 3.957 e rappresentano il 20,5% della popolazione residente nel Comune.

Come legge questo dato? 

Lo leggo come l’ho letto dal primo giorno che mi sono insediato. Nonostante una massiccia invasione di stranieri, provenienti da ben 51 paesi del mondo, con culture e tradizioni profondamente diverse dalle nostre (alcune addirittura inconciliabili), la città di Rovato ha sopportato ed assorbito bene l’urto. Nonostante le numerose accuse di pregiudizio, di discriminazione e di razzismo subite dai soliti ambienti abbiamo potenziato alcuni servizi dedicati (si pensi solo alla distribuzione pasti dell’Angelini) e lavorato sodo coi nostri servizi sociali dove valeva la pena di farlo. Ma non sempre. 

Alcuni stranieri li abbiamo invitati a proseguire per altri lidi o a tornarsene da dove erano venuti. Altri li abbiamo beccati con le mani nella marmellata e rimpatriati.

Resta il fatto che l’Italia non può farsi carico delle povertà di mezzo mondo, e penso che abbia già fatto tutto quello che poteva fare. Lo stesso dicasi per Rovato. La coperta dei servizi sociali è già corta di suo, ridotta ulteriormente negli ultimi anni dai tagli del governo centrale; l’assistenza agli stranieri drena una gran quantità di denaro e di risorse umane, che vengono sottratte alle altre categorie deboli, anziani e disabili in primis. 

L’equilibrio è precario e non sopporterebbe ulteriori pesi. Negli ultimi anni l’ingresso degli stranieri si è di fatto molto ridotto.

In ogni caso a Rovato vale sempre il concetto base: se sei qui per lavorare, per costruirti un futuro e una famiglia, e rispetti usi costumi e regolamenti facciamo il possibile per darti una mano. 

Se sei qui per fare il furbo, per fare baldoria, o peggio per delinquere o biasimare il paese che ti sta ospitando, è bene che fai i bagagli. Velocemente.

Un bilancio del suo mandato?

Ripensando al suo programma elettorale, quanto è stato fatto, quanto è ancora da fare, cosa avrebbe ora aggiunto a quel “libro dei sogni”?  

Quello dei libri dei sogni non ero io, era qualcun altro. Io avevo un programma di due o tre paginette scarse, con impegno, serietà, trasparenza e correttezza nelle prime righe. Bisognava riportare a Rovato quella serenità e quella ragionevolezza che nell’ultimo periodo era stata persa e che ci aveva condotto al commissariamento del Comune. C’ho messo due anni a ripulire le mie e le altrui stanze da persone sgradevoli ed inopportune, e ancora c’è da fare. E poi in questi 4 anni e mezzo ho semplicemente lavorato per fare emergere le potenzialità di questa bellissima città. 

Penso che su questo capitolo ho fatto solo un decimo di quello che ci sarebbe da fare, tanto è il buono che c’è nella città, nelle associazioni, nel sistema produttivo ed economico in genere, negli ambienti culturali, nelle tante splendide (e anche meno splendide) persone che ho avuto la fortuna di incontrare.

A volte è sufficiente accompagnare, dare una direzione, prendere per mano o semplicemente ascoltare per vedere nascere progettualità impensabili. È necessario (e spesso sufficiente) seminare, poi se la semina è fatta con criterio e intelligenza i risultati si vedranno. Penso di averci messo del mio e di avere stimolato molto in questi anni. Di certo, tutto quello che è stato fatto, anche quello che è stato fatto bene o molto bene, poteva essere fatto meglio.

Resta il fatto che si lavora tra le maglie strettissime di un sistema burocratico praticamente asfissiante, incompatibile con il genere umano normale, che rallenta e affatica ogni tipo di iniziativa.

Elezioni 2020, pensa di ricandidarsi? Sta già lavorando alla prossima squadra che correrà per Amministrare la Rovato del futuro? L’unica cosa a cui penso ora è finire il mandato che mi hanno dato i cittadini Rovatesi 4 anni e mezzo fa. Finirlo bene cercando di portare a termine alcuni piccoli e grandi progetti. Per il resto c’è ancora tanto tempo. Ricordo che il sottoscritto ricevette nel 2015 la sua candidatura 15 giorni prima del termine per la presentazione delle liste. Tutti i miei avversari avevano ufficializzato la candidatura molti mesi prima, facendo delle campagne elettorali infinite, molto noiose e pure costose e… con scarsi risultati.

Vedo che in questa tornata le situazioni si sono molto tranquillizzate, forse quasi assopite, e neanche questo è un buon segno. Sembra di capire che, a parte qualche vecchio amico che sta lavorando da mesi per piazzare figli, mogli e amanti, la voglia di metterci la faccia sia sempre di meno. 

Ma lo comprendo; fare l’amministratore di Rovato non è una passeggiata.

In ogni caso, dovessi ricandidarmi, tra le promesse elettorali ci metterò sicuramente una campagna breve, snella, veloce, e con un programma di pochissime pagine. Anche perché quel che sono e quel poco che ho fatto è sotto il naso di tutti. Al momento, altro da inventarmi non ho. Magari più avanti.

Mauro Ferrari