Le stime parlano chiaro: circa il 27% della popolazione adulta in Italia soffre di sindrome delle apnee ostruttive del sonno in forma grave e ben il 54% in forma lieve, a fronte di un 4% di diagnosi che interessano pazienti da sindrome moderata o grave e trattata per solo il 2%.

Pur nella loro ampia diffusione, questo genere di disturbi, se non curati in modo adeguato, produce una serie di conseguenze che possono compromettere, anche pesantemente, la qualità della vita di chi ne è affetto.

Per comprendere meglio il tema, abbiamo fatto due chiacchiere con il dott. Sebastiano Lentini, medico chirurgo specializzato in Gnatologia e Roncopatia, di recente entrato nell’equipe del poliambulatorio Alma Medical Center.

Dottore, in primis è possibile inquadrare più da vicino russamento e apnee del sonno?

Iniziamo con il ribadire un concetto che, forse, non viene tenuto sufficientemente in considerazione: l’oncopatia, nome scientifico del russamento, e l’OSAS, più comunemente note come apnee notturne, costituiscono un grave fattore di rischio per la nostra salute.

Il russare è disturbo che si evolve quasi sempre nella più grave apnea, la quale causa dei blocchi, anche assai frequenti e talvolta della durata di più di dieci secondi, del respiro capaci di portare il paziente a vivere dei microrisvegli, dei quali non si riesce ad avere coscienza. In questa situazione la pressione arteriosa si alza notevolmente, il ritmo cardiaco si altera, si ha una variazione delle onde celebrali e l’apporto di ossigeno al cervello e al cuore si riduce notevolmente.

Se questi “microrisvegli” sono, dunque, impercettibili, come fare a capire se si soffre di apnee?

Ci sono alcune situazioni che possono fungere da campanelli d’allarme: mal di testa al risveglio, stato di stanchezza protratta, alterazioni del carattere irrequietezza, sonnolenza, impellenza di frequenti urinazioni notturne o alterazioni della sfera sessuale. Insomma, una serie senz’altro variegata che, per garantire certezza di diagnosi, deve sempre passare per un test più approfondito, detto, appunto, “polisonnogramma”, il quale registra numero, frequenza, gravità e tipologie di episodi.

Chi è più esposto a questo genere di disturbi?

Non esiste una “fascia di protezione”: le apnee notturne sono molto frequenti non solo nella popolazione adulta, ma anche nei bambini. Anzi, per questi ultimi sono sufficienti poche apnee notturne per far sì che compaiano i sintomi tipici di questo disturbo, misurabili soprattutto in irrequietezza, iperattività e incapacità di garantire un grado di concentrazione ottimale.

Come intervenire?

In genere, nei bambini si inizia liberando le prime vie aeree specie se si riscontra la presenza di infiammazioni alle tonsille o adenoidi, oppure, nei casi più complessi, alla correzione ortodontica del mascellare superiore poco sviluppato.

Negli adulti è possibile operare in vari modi, a seconda della gravità e delle cause del disturbo. Nei casi più gravi si ricorre all’ausilio di un respiratore notturno mentre in quelli meno problematici si utilizza un semplice MAD, un apparecchio da applicare ai denti che permette di respirare meglio.

Per maggiori informazioni e per prenotare subito la propria visita specialistica, il poliambulatorio Alma Medical Center vi aspetta presso il RoccaCenter di Roccafranca in via Milano, n.7.

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Leonardo Binda