Gent.mo Centro per la Famiglia,
Sono una giovane donna in carriera con una relazione affettiva che io definisco “traballante”nel senso che ultimamente la nostra comunicazione si è fatta più accesa nei modi e nei toni. Diverse volte ho pensato che forse è il caso di dare un taglio ma non ho il coraggio di farlo, mi sento molto legata a lui così come lui a me; mi sembra di avere buttato via dieci anni della mia vita se dovessi prendere questa decisione. Siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto tante esperienze ma non capisco perché ora lui non si decida a seguirmi, a condividere un progetto di vita comune.
Io mi sono trasferita all’estero da alcuni anni per lavoro dove sto avendo successo mentre lui è rimasto in Italia.
Diverse volte gli ho proposto di trasferirsi a vivere con me e ci sarebbero anche le possibilità di un lavoro che, insieme ad altre cose purtroppo, gli avrei anche procurato, ma lui continua a procrastinare, a perdere tempo senza giungere ad una vera decisione.
La sua risposta è sempre la stessa e cioè che ha molte cose da fare e che verrà, ma questa non è la verità. Il suo immobilismo e il suo vittimismo mi snervano e mi sfiancano.
Sono passati già tre anni e io mi ritrovo ancora qui e nulla è cambiato.
Mi sembra di aiutarlo in tutto, faccio i salti mortali per soddisfare le sue richieste, mi attivo quando dovrebbe essere lui ad attivarsi anche sul piano economico e mi sento rinfacciare che penso a me stessa e non mi curo di lui.
Mi sembra a volte di dover interpretare un ruolo, quello genitoriale, che non mi spetta e non voglio assumere; ma vederlo così fermo ora è una cosa che inizio a non tollerare più. Forse è questo l’errore: averlo abituato ad avere a fianco una persona che lo stimolasse in tutto, che lo aiutasse a trovare coraggio e autostima considerato il fatto che non ha mai avuto una madre, per giunta “sana”. Che devo fare? Cosa posso fare in questi casi?.
Grazie Erika
Buongiorno Erika il suo senso di protezione “genitoriale” la fa stare ancorata ad una decisione presa molti tempi orsono, quando la vostra relazione è cominciata, ma ad oggi mentre lei, come sembra di capire, si sta realizzando professionalmente e vuole trovare una stabilità anche affettiva, non altrettanto è successo al suo compagno, rimasto nell’immobilismo e nell’attesa che qualcuno, nello specifico lei, lo aiuti a trovare la sua dimensione. Non ho dubbi sulla natura, sincera, del vostro sentimento e di ciò che provate l’una per l’altro, ma una relazione si nutre di molti ingredienti (condivisione di ideali, di esperienze, progetti comuni..) che nel tempo portano la coppia a trovare un equilibrio, una stabilità nella dinamicità che comunque deve caratterizzare l’evo-luzione di una relazione di coppia.
C’è un dato da considerare: prima di essere coppia si è persone ognuna con la propria storia e personalità che è importante conoscere per capire chi siamo e quali aspirazioni, progetti si desidera per se stessi. La coppia è un incontro tra un Io adulto e un Tu adulto che può trasformarsi in un Noi nel momento dell’unione e della condivisione.
Nella vostra situazione mi pare che questa condivisione di progetti di vita comune sia a senso unico:è chiaro per lei mentre non è chiaro per lui. La dinamica ricorsiva e predominante è proprio quella che lei ha colto: uno sbilanciamento in favore di una parte di lei, quella genitoriale, che agisce nel momento in cui interviene a sostenere, ad aiutare assumendosi anche la parte di responsabilità che spetterebbe all’altro.
Un rapporto di coppia è fatto anche di momenti in cui ci si prende cura dell’altro in senso amorevole e protettivo ma il confronto sulle scelte fondamentali della vita richiede la presenza di due adulti che sanno reggersi da soli. Ad interferire nell’evoluzione costruttiva del vostro rapporto vi sono, come da lei evidenziato, questioni importanti legate al vissuto di cui lei si sta facendo carico, ma che impediscono e intralciano la crescita sia come individui che come coppia.
E’ necessario che vengano affrontate con l’aiuto di uno specialista di coppia in primis per poter diventare più consapevoli delle vostre specifiche dinamiche, dei giochi sottili psicologici che innescate e che vi fanno tornare ogni volta al punto di partenza, in secundis, perché ne va del vostro benessere personale e di coppia.
Le domande possono essere inviate a:
info@perlafamiglia-orzinuovi.it
Dott. Ettore Botti
Specialista equipe psicopedagogica del Centro per la Famiglia