Partendo dal presupposto che l’iniziativa Il fiume racconta leggende mira al “potenziamento del-l’educazione al patrimonio culturale, artistico, paesaggistico, e a “promuovere la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio nazionale anche al fine di incentivare lo sviluppo della cultura e l’uso del patrimonio come diritto dei cittadini alla vita culturale”, gli studenti hanno avuto l’opportunità di visitare il paese di Soncino in Provincia di Cremona.  

Soncino dal 2008 è entrato a far parte dei Club I borghi più belli d’Italia.

Tratteggiando una panoramica storica del IV secolo, con la testimonianza di un antico Castrum fondato dai Goti nel IV, i ragazzi si sono immersi nel contesto sociale del Basso Medioevo Guelfo e Ghibellino del Borgo. 

Con l’intraprendenza di quest’ultima fazione, soprattutto del Podestà dei mercanti cremonesi Buoso Dovara (1247-67), i Soncinesi e la forte borghesia locale, arricchitasi con la produzione e il commercio dei pannilana, videro in lui un ottimo interprete delle istanze sociali ed economiche. 

Significative per gli studenti sono state le spiegazioni in loco della figura del tiranno guelfo Ezzelino da Romano, della signoria prima dei Visconti e poi degli Sforza, della stamperia ebraica soncinese voluta dal dotto rabbino Israel Nathan, della Beata Stefana Quinzani, come la presenza della Repubblica di Venezia, dei Francesi e degli Spagnoli che elessero il borgo in marchesato, concesso in feudo da Carlo V alla famiglia milanese degli Stampa.  

Giunti alla bellissima chiesa di S. Maria delle Grazie, edificata per volere degli Sforza fra il 1492 e il 1528 e collocata in un suggestivo paesaggio dove lo sguardo punta a Barco profilata dal fiume Oglio, gli studenti si sono soffermati sulla facciata sorpresi da lacerti di affreschi sbiaditi rappresentati due gigantesche figure, rare iconografie, di San Antonio e San Cristoforo. Echeggiano il Lago Martino e il Lago Gerundo.  

L’architettura interna, con un impianto ad aula centrale semplicissima, è ornata con decorazioni in cotto e da superbi affreschi di Giulio Campi e dei fratelli Scanzi, che subito i ragazzi hanno saputo comparare con i cicli decorativi di Torre Pallavicina e di Cadignano. 

I discenti hanno ammirato le cinte murarie, la nuova rocca edificata tra il 1473 e il 1475 dal duca Galeazzo Maria Sforza e restaurata nella seconda metà dell’800 da Luca Beltrami.

Nel percorso nei pressi della Rocca non è mancato una visita alla mostra Arti Design Impresa. 

Territori e confini allestita all’ex Opificio Industriale la “Filanda Meroni” – costruita nel 1898 con uno stilema eclettico tipico dell’architettura tardo-ottocentesca –, recuperata come spazio di eventi espositivi, dove si è potuto toccare con mano il rapporto fra il “designer, imprese artigianali e industria che hanno come comune denominatore la tecnologia che favorisce la ricerca tesa al nuovo e a un umanesimo tecnologico”.

Incamminati verso la piazza per osservare la Casa Azzanelli, siamo giunti presso il Palazzo Municipale affiancato dalla Chiesa di San Giacomo che costituisce un esempio del romanico-lombardo con il   significativo campanile ettagonale e le vetrate di Ambrogino da Termoli, 1490, restaurate dai fratelli Bertini di Milano (G.Mongeri 1877).

All’interno vi sono opere significative come il Cristo che cade sotto la croce del pittore manierista Grazio Cossali di Orzinuovi ed il bellissimo Compianto in terracotta attribuito ad Agostino de Fondulis, operante tra gli ultimi decenni del XV e l’inizio del XVI secolo. 

Ha suscitato interesse, presso il convento domenicano, l’importanza che ebbe il priore Michelangelo Ghisleri destinato a divenire Pio V, il Pontefice animatore della Lega cristiana che sconfisse gli ottomani a Lepanto e solerte sostenitore nell’attuare gli insegnamenti morali messi in atto dal Concilio di Trento. L’itinerario è terminato con la visita alla Pieve dedicata a S. Maria Assunta, inondata di luce filtrata da tre vetrate nell’abside raffiguranti l’Assunta adorata dagli angeli, realizzata da Giuseppe Bertini nel 1854, docente e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera. 

Oltre ai dipinti presenti di Aurelio Gatti, Enea Salmeggia ed altri artisti, l’opera su cui gli studenti si sono soffermati è La scena di giudizio o di San Paolo davanti al proconsole Festo attribuito dalla critica a Matteo Stormer (1596-1641), pittore fiammingo che crebbe alla scuola di Rubens. 

Si è potenziato, quindi, nei ragazzi l’esperienza fatta sul campo, tenendo conto delle competenze di cittadinanza attiva, e favorendo i processi valutativi adeguati alla complessità del-l’esperienza formativa vissuta. 

Roberto Consolandi