A qualcuno ha lasciato la genuinità dei suoi insegnamenti, espressi con la carica di chi della vita ha colto il sugo e va diritto all’es-senziale, senza tanti giri di parole. 

A qualcun altro la sua bontà, la sua allegria, il sapore pungente delle sue battute ironiche e intelligenti. 

In tutti un grande affetto, dimostrato da un corteo di giovani che hanno voluto dargli di persona l’ultimo saluto.

Il professor Adone Munaro, per quasi 30 anni colonna portante dell’Istituto Cossali come insegnante di educazione fisica, aveva 80 anni. Se ne è andato senza far rumore in una giornata uggiosa di novembre: alcuni disturbi accusati nell’ultimo mese e poi la corsa all’ospedale e la morte tanto dolorosa quanto inaspettata per i suoi famigliari, per la moglie Mariarosa, per i figli Luisa, Laura e Mario e per chi lo conosceva. Con lui è scomparso molto più di un insegnante o di un appassionato di calcio che trascorreva le giornate tra spicciole o infuocate chiacchierate sulla sua Juventus.

Se ne è andato un uomo dal cuore grande, che ha dato tanto a molti studenti.

Adone Munaro era un insegnante alla vecchia maniera, che durante l’ora di educazione fisica pretendeva la divisa con la maglietta bianca per onorare la serietà di una disciplina utile al corpo e alla mente.

Per il professore il rispetto verso i professori e verso i compagni in difficoltà contava molto più del voto e per aiutare i suoi studenti era pronto a battersi fino allo sfinimento durante gli scrutini. Gesti che hanno contribuito a lasciare di lui un ricordo speciale tra i tanti alunni che sono passati nei suoi registri di classe.

Adone Munaro era anche, dicevamo, un tifoso appassionato di calcio. 

Tanto che oltre alla sacralità delle partite della sua Juventus, alle quali non ha mai mancato di assistere in qualsiasi ora, aveva dedicato molto tempo della sua vita all’Orceana, alla squadra di casa che seguiva ovunque, soprattutto negli anni ’80, quando il team calcistico di Orzinuovi aveva raggiunto il traguardo della C2 e lui si dilettava a prendere carta e penna e a raccontare le partite, addetto stampa ufficiale della squadra..

Ultimamente la pensione lo aveva spinto a riflettere, in ragione del fatto che il tempo dilatato gli offriva spunti di introspezione.

E così la saggezza lo spingeva spesso a scrivere i suoi pensieri sui social. 

Su Facebook postava spesso le sue riflessioni sulla vita, la politica.

Lo faceva firmandosi “Il grillo sparlante” , la voce maliziosa della coscienza, come quando poco prima di andarsene lasciò detto: “Alla fine dell’anno dovremmo fare l’inventario di tutte quelle cose che credevamo indispensabili e invece nell’arco di un anno non ci sono mai servite”.

Non pensando però che anche chi come lui era indispensabile all’affetto dei suoi cari viene prima o poi ahimè portato via dal ciclo della vita.

Silvia Pasolini