Mercoledì 20 Luglio la colonnina di mercurio segna già 33 gradi e siamo alle 11 di mattina.

Oggi, ma anche gli scorsi e prossimi giorni, saranno fra i più roventi di sempre.

Il pianeta brucia, i ghiacciai stanno scomparendo, i fiumi prosciugando,

E pensare che nel lontanissimo 1967 due scienziati climatologi, Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, avevano dimostrato che l’aumento dei livelli di CO2 (anidride carbonica) nell’atmosfera, immessi in modo massiccio dagli esseri umani attraverso la combustione di combustibili fossili, dagli allevamenti intesivi, dal disboscamento ecc., avrebbe portato il pianeta a patire un aumento delle temperature contro natura.

La beffa, così la interpreto, è che questi bravi scienziati nel 2021 (peraltro in compagnia dell’italiano Giorgio Parisi) sono stati premiati con il Nobel della Fisica, dico io magra consolazione considerato che le loro ricerche di allora sono state premiate dai pessimi dati oggettivi di oggi.

Si parla tanto di transizione ecologica principio nobile a cui molti di noi vorrebbero contribuire.

Chi ha dotato la propria abitazione di pannelli fotovoltaici con sistemi di accumulo di energia, chi ha sostituito la classica caldaia termica con un’ibrida, che ha isolato al meglio la propria abitazione risparmiando di conseguenza energia, sa bene di cosa parlo e oltre al risparmio economico contribuisce nel suo piccolo a diffondere meno CO2 nell’ambiente.

Non voglio fare il benpensante (che non sono) e quindi so bene le difficoltà di alcune famiglie che non hanno disponibili somme da spendere, ma oggi come non mai ci sono una serie di incentivi “pubblici” che facilitano le “riqualificazioni energetiche” e comunque da valutare sempre il costo/beneficio sul risparmio delle future “bollette”.

Ho fatto questo ragionamento per dimostrare che nel nostro piccolo ognuno può partecipare al cambiamento climatico anche risparmiando energia e cercando di evitare di immettere CO2 nell’atmosfera.

Allargando il ragionamento mi verrebbe naturale pensare che anche la nostra comunità sia se non altro sensibilizzata dagli eventi clamorosi delle ultime settimane roventi; la disgrazia della Marmolada, il caldo torrido ecc. dovrebbero indurre tutti a cambiare il paradigma sull’importanza del cambiamento.

Stride di conseguenza la scelta dei nostri Amministratori, mi riferisco ad Orzinuovi, di andare in direzioni opposte, vecchie, datate forse 1967 anno in cui sono state pubblicate le prime ricerche dei menzionati scienziati premi Nobel.

Le città più evolute stanno cercando di riqualificare anche piccoli spazi urbani (il caso di Barcellona è eclatante) “costruendo” piccoli e diffusissimi boschi urbani.

Alla base di tutto il semplice concetto è il rimboschimento, è il principio che ogni pianta assorbe CO2 e immette ossigeno migliorando di conseguenza l’ecosistema.

E’ nota a tutti la battaglia che si sta combattendo per il recupero del campo sportivo di Orzinuovi, dove è stato presentato da un numerosissimo gruppo di cittadini orceani (raccolte 804 firme a sostegno) un progetto moderno di bosco urbano immediatamente bocciato dall’attuale Amministrazione Maffoni.

Curiosa a mio avviso anche la delibera del Comitato dei Garanti del 30 Giugno u.s. che ha bloccato sul nascere la richiesta di avanzare una consultazione popolare sul tema, ossia un referendum, promossa in primis dalla sezione orceana di Legambiente.

Insomma non mi sembra che ci sia sto gran voglia di intraprendere una svolta che a mio modesto avviso dovrebbe essere obbligata nei confronti soprattutto delle generazioni future.

Mi sarebbe piaciuto vedere schierate tutte le forze politiche “siglare” un patto con i cittadini volto a migliorare la qualità della vita del nostro paese, fatto di un nuovo parco pubblico, del rispristino dei “vecchi” e martoriati Giardini Pubblici, dalla piantumazione sul territorio di nuove essenze, di lavorare con gli agricoltori per cercare metodi alternativi all’abuso di glifosato e veleni simili (questa primavera come non mai ho visto con i miei occhi le rive dei fossi gialle paglierine totalmente distrutte e polverizzate dai componenti chimici – e poi si da la colpa alle nutrie…).

Ma avete presente come è si è trasformata (in peggio) la nostra campagna? Dove sono finite le lucciole nel mese di maggio? Dove sono finiti i pipistrelli? Ne sono rimasti solo pochi esemplari. Se si avvelenano i campi muore tutto l’ecosistema; possibile che questo concetto non passi? Dove sono le piante secolari? Dove sono i gelsi, le robinie, le more selvatiche, le querce? Perché non ci sono più le piante lungo gli argini dei fossi? Danno fastidio agli agricoltori perché fanno ombra alle coltivazioni oppure sono di impiccio quando devono fare manovra con i loro costosi e pesantissimi trattori sfruttando l’ultimo centimetro utile di campo?

“Corre l’anno 1967 l’anno in cui futuri Premi Nobel venivano scherniti per le loro ricerche apocalittiche da miopi mediocri che non riuscivano a guardare oltre la loro punta del naso”.

MICHELE SERINI